Le Lettere di Sandokan – Sei caritatevole o sentimentalmente spensierato?
Sono stato tentato di ricopiare un qualche post di Vittoria di qualche tempo fa, per trattarvi con il sereno distacco con cui vi tratta Distorsore Pazzo e anche per ricordare a tutti che Vittoria è esistita, anche qui dentro, ed è morta da un po’, ma il mondo si aspetta da me novità e io sono mondano, per cui lo accontento.
Questo blog, come pochi oramai sanno, è nato che sembrava un pub nel quale un po’ di gente si incontrava per parlare di tutto.
Si è sempre chiamato “Come Gesù”, ma si intendeva “come Gesù che andava al pub con i suoi amici”. Non fate i pignoli e non mi raccontate che non c’erano i pub in Palestina 2000 anni fa, perché questo lo so. Ci sarà stato qualcosa di simile e con uno sforzo di fantasia ve lo potreste pure immaginare senza fare tanto i precisini, che poi Acida si arrabbia. Che poi lo “sforzo di fantasia” sempre uno sforzo è, e vi dovrebbe piacere. Lo so, la vita di Gesù non è stata tutta rose e fiori e non passava le giornate al pub, però ci andava, ci andava come Gesù, cos’altro poteva fare. Pure voi ci andate al pub, non è che passate le giornate a sermoneggiare sulla perdita dei valori, ma ci andate come Belen, o almeno vi piacerebbe.
C’è sempre stato qualcuno, non dico di no, che in passato, ci provava a postare qui dentro immaginette di Gesù flagellato, sanguinante per i peccati degli uomini. O che azzardava qualche discorso sul concilio di Nicea, per alzare un po’ il livello della conversazione, ma non è facile parlare di cose del genere in un pub, tra gente che rutta, che pomicia e che insulta il suo prossimo. O che urla per chiedere un’altra birra.
Adesso è tutto cambiato, come dice Carlo Climati, il blog “sta crescendo”. Non c’è più tempo da perdere e il pub ha chiuso.
C’è il mondo da salvare, un mondo che non sa dialogare, e non è che possiamo stare qui a ridere postando canzoni o parlando di windsurf. Serve un luogo adeguato alla missione, un santuario dove non si dicano parolacce (non è educazione), non si beva (sobrietà) e non si possa ruttare (che schifo!).
Un luogo in cui si pensi agli ultimi (che non ci pensa nessuno), alle periferie esistenziali (gli esclusi). Insomma, che ci si preoccupi di quelli che non frequentano i pub.
Ora qui c’è gente che scrive col il suo nome e ci mette la faccia. Prima c’era Tamara che cornificava il marito, ora c’è Buttiglione, per dirne uno, che non cornifica nessuno e che in mezzo a gente che rutta non ci verrebbe mai a scrivere. E non credo sia disposto a scegliersi “Ciccio di nonna Papera” come nickname e a ruttare pure lui, tra una citazione di Tommaso d’Aquino e un commento alla Amoris Laetitia (a proposito, è un po’ che non se ne parla, non vorrei che vi foste intiepiditi).
Lui, il Buttiglione, è proprio Buttiglione ed è bene che si sappia. Ma mettiamo che una Fefral qualsiasi, in un eccesso d’ira, si metta a insultarlo, criticando pure san Tommaso d’Aquino e difendendo Nietzsche (cosa che certamente farebbe, se sapesse che è Nietzsche), che si fa? È accettabile tutto questo? E il dialogo? Chi è Fefral nell’economia dell’universo? Quante anime ha salvato fino ad oggi? E’ più facile contare le birre che si è bevuta.
Quella è dell’idea che al mondo ci sia carenza di pub. Sente la nostalgia degli osti di una volta, che i clienti rumorosi li cacciavano a pedate, così … d’arbitrio, perché davano loro fastidio, senza elevate motivazioni, senza starci troppo a pensare e senza scrivere regolamenti per prenderli a pedate oggettivamente. La pedata, d’altra parte, soggettivamente da più gusto, ma solo se uno è sentimentalmente spensierato. Se è caritatevole quella oggettiva è meglio.
Ma torniamo a Fefral: “E noi che si fa? Per pensare a quelli che non frequentano i pub, chiudiamo i pub?”, si pone queste domande, la povera donna, perché purtroppo è sentimentalmente spensierata e non è caritatevole. E non è colpa sua se le piace la birra.
Da parte mia sto facendo di tutto per entrare in questo nuovo spirito di servizio. Ho smesso di bere, di scrivere parolacce e una cosa l’ho capita: distinguere tra carità e sentimenti spensierati è importante. E la carità non è il sentimento spensierato. Ma voi, miei pochi lettori, siete caritatevoli o sentimentalmente spensierati?
Non rispondete per favore. Lo so che, a parte Fefral, tutti gli altri vi spaccereste per peccatori caritatevoli. Siete come i morti delle mie parti il giorno del funerale: tutti uomini e donne di specchiate virtù, mariti, padri e madri esemplari. E io sarei pure disposto a credervi sulla parola, ma non vorrei che ingannaste voi stessi.
Ho preparato un test che vi aiuti a capire chi siete – “oggettivamente”, “scientificamente”, “razionalmente” – per poi decidere che farci, con quello che siete.
Prendete carta e penna che cominciamo.
Oops. Scusate. Ho appena ricevuto una mail di don Mauro che mi dice che le mie lettere non possono essere molto più lunghe di quelle di Nuccio Gambacorta o dei post di Betulla. S’è messo d’impegno a farvi dialogare e non rinuncia.
Vabbé, peggio per voi. Il test lo predisporrò per altre occasioni. Per adesso pensate pure di voi quello che vi pare. Pace e bene.