FaroDiRoma – L’autobus che uccide e non si ferma
A Roma chi prende i mezzi pubblici è in pericolo di vita. È successo poche ore fa sulla Nomentana. Un anziano, un 79enne, ha cercato di servirsi di un autobus ma è stato schiacciato dalle ruote posteriori del mezzo e il conducente neppure se n’è accorto. Era già accaduto proprio due anni fa e sempre sulla Nomentana. Allora chi era alla guida aveva respinto la richiesta di un ragazzo di 20 anni che voleva salire al di fuori dell’area di fermata e anche allora, per un tragico errore, il giovane era morto senza che il conducente avesse coscienza dell’incidente.
Al di là delle responsabilità che le competenti autorità devono accertare è ormai chiaro a tutti che non sono più assolutamente procrastinabili quelle misure di sicurezza che rendono impossibili fatti del genere. Negli anni ’50 i meccanici che lavoravano alle presse o alle seghe elettriche rischiavano di perdere la mano. Si pensava che bastasse prestare attenzione per evitare la tragedia: non si capiva che i cali di attenzione sono inevitabili e che quindi inevitabili erano le mutilazioni. Che infatti avvenivano regolarmente.
Dopo un certo numero di incidenti si comprese che la tecnologia esiste proprio per migliorare la vita dell’uomo ed evitare questi rischi. Allora bastò capire che era sufficiente implementare un sistema che, per consentire il funzionamento della pressa, rendesse materialmente obbligatorio schiacciare contemporaneamente due pulsanti così da tenere entrambe le mani occupate e lontane dalla sega che ruotava o dalla pressa che scendeva. In tal modo le mutilazioni di quel tipo vennero azzerate. Ricordiamo tutti la tragedia dell’estate scorsa del treno di Corato, in Puglia. Anche lì la vita di 23 persone sarebbe stata salvata se fosse stato installato un sistema di segnalazione automatizzato.
Il medesimo principio deve essere applicato alla circolazione urbana di autobus, tram e metro. Per esempio a Torino – ma non solo – la completa automatizzazione della metropolitana rende praticamente impossibile le tragedie. Come, invece, non accade a Roma. Da noi, chi prende la metro sa bene di mettere a repentaglio la vita tutti i i giorni. Soprattutto nelle ore di punta. I disagi non sono solo nelle lunghe code o nei ritardi. Per esempio, se la gente affluisce in grande numero e i vagoni ritardano, chi si trova in prima fila viene pericolosamente spinto a superare la linea gialla, cioè a correre il pericolo di cadere sui binari. Oppure, chi di noi non scopre spesso con terrore di essere vivo per miracolo perché una spinta, una disattenzione, un’incertezza, ha fatto si che un autobus lo sfiorasse? L’ennesimo morto di oggi è dovuto all’errore umano ma anche alla mancanza di previsione e di protezione. Nelle aziende si chiama sicurezza sul lavoro. Vuol dire prevenzione e protezione dagli infortuni. Perché una cosa del genere non esiste anche per il cittadino che prende l’autobus, la metro o il tram?
Tratto da FaroDiRoma