Blog / Nuccio Gambacorta | 01 Febbraio 2017

Lettere di Nuccio Gambacorta – Costruiamo sulla roccia

Le tante notizie sentite alla TV e apparse sui giornali sulla tragedia di Rigopiano, i numerosi commenti, le giuste polemiche, il dolore profondo di chi ha vissuto in prima persona il dramma di questa catastrofe, – non uscendone vivo o salvandosi, – le gravi responsabilità di chi non ha voluto prendere in considerazione certe misure precauzionali che in questi casi sono indispensabili, lo stato emotivo di tutti noi che rimaniamo esterefatti dinnanzi a queste calamità che poi tanto calamità non sono perchè potrebbero benissimo evitarsi se l’uomo avesse un senso di responsabilità, tutto questo e altro ancora mi ha indotto a riflettere su quella importante parabola del Vangelo, in cui Gesù ribadisce la necessità di costruire la propria casa laddove il terreno è sicuro, ovvero sulla roccia. Traslando la tristissima sorte dell’ Hotel posto ai piedi del Gran Sasso in una zona molto soggetta a slavine, non certamente l’ideale per erigere neanche una baìta, sono arrivato al discorso simbolico di Nostro Signore che paragona l’uomo accorto il quale costruisce una casa scavando profondamente e ponendo le fondamenta sopra la roccia ad un uomo che ascolta la parola di Dio e la mette in pratica sul serio. Quindi arriva la piena, irrompe contro quella casa ma non riesce a smuoverla. Viceversa chi costruisce l’edificio su una terra senza fondamenta stabili, (ovvero chi ascolta la Parola e non la mette in pratica) vedrà l’edificio crollare poichè il fiume straripando lo investirà e la rovina di quella casa sarà grande. Se vogliamo non c’è situazione umana a cui non possa applicarsi tale principio; se riesco a impostare la mia vita su basi solide e sicure non temerò niente neanche la morte. Tutto ciò a prescindere dal mio essere credente o agnostico, cristiano o buddista, intellettuale o uomo della strada. Mi sono chiesto mille volte se il bisogno di sicurezza sia insito in tutti gli esseri umani e come questo bisogno si manifesti e in quale maniera si colmi. Andiamo avanti a furia di tentativi, le escogitiamo tutte per sentirci sicuri, ci aggrappiamo a persone o idee che non sempre sono valide, rincorriamo punti di riferimento che magari d’improvviso svaniscono lasciandoci smarriti e allora…che fare ? Secondo me occorre un continuo guardare dentro sè stessi, scavando profondamente nel proprio IO sino a trovare quella particella preziosissima di divinità che si è originata sin dal nostro concepimento, le radici sono là, dentro la componente divina dell’ uomo. Essa ci può elevare sino a raggiungere vette impensabili che altrimenti non potremmo mai conquistare. Qualsiasi scelta da quella più semplice e apparentemente banale a quella più importante o considerata decisiva, la formula vincente è: CONSAPEVOLEZZA, agire con logica e criterio congiunte a fiducia e ricerca del bene. La frivolezza e la superficialità non portano a niente se non a creare dei vuoti su cui si può “sprofondare” mentre ritengo che sia essenziale mettere radici sulla roccia ovvero sulla forza della FEDE. Fede che non necessariamente è prerogativa solo dei cristiani ma di qualsiasi comunità o individuo. Fede nella giustizia, fede nella vita, fede nell’ arte, nella bellezza, nell’amore e in tutti quei valori che oggi sembrerebbero messi da parte in quanto sostituiti da “disvalori” che non promettono niente di buono. Vivere le realtà umane ponendole dinnanzi al “vaglio” di Dio, alla divinità e rendendole al massimo del loro significato non svilendole mai, ecco questo, mi pare, sia il mezzo per costruire sulla roccia.