Le Lettere di Sandokan – Je t’aime trop
C’era una volta una principessa – almeno per sua madre lo era, perché così lei la chiamava, quando la piccola la aiutava a tirar dentro il bucato – che si innamorò di un rospo.
Tutti la prendevano in giro, nel povero quartiere in cui era nata: «Non sei una vera principessa», le dicevano, «perché le principesse si innamorano dei principi e non dei rospi». E lei soffriva di tutto ciò, non tanto per sé, quanto per il rospo che non godeva, ai suoi occhi, del rispetto che meritava.
Lui sembrava meno sensibile, in quanto rospo, alle opinioni altrui sul suo aspetto, ma per lei la sua indifferenza era soltanto apparente, perché lei conosceva la sua delicata sensibilità. Avrebbe voluto parlargli, consolarlo, ma non è facile discutere con un rospo e tutti quelli tra voi che ci hanno provato almeno una volta nella vita (e lo avrete fatto di sicuro) non possono che confermare quanto scrivo. D’altra parte lei non solo non aveva parole che potessero penetrare nel suo cuore, ma non sapeva nemmeno come si chiama il verso del rospo, perché non menzionato nella celeberrima canzone “Il coccodrillo come fa” che aveva accompagnato la sua fanciullezza spensierata e aveva attirato l’odio dei vicini che amavano Mozart.
Cosa puoi fare con un rospo inconsolabile? Questa domanda la torturava nelle sue notti insonni.
Si decise a parlarne con un suo amico, un uomo di cui si fidava moltissimo, un ex prete sposato con una ex monaca di clausura, padre da qualche anno delle piccole Felicita e Perpetua.
«Bacialo», le disse lui.
«Ma non sono sposata con lui», gli rispose lei, che voleva amare senza peccare.
«Bacialo, un bacio è un apostrofo rosa tra le parole t’amo», la rassicurò lui, accarezzando i capelli della piccola Perpetua e fissando con passione l’ex monaca che da tempo gli aveva preso il cuore.
Era un bel rospo. La principessa non se lo fece dire due volte e lo baciò.
Ma quale fu la sua sorpresa quando, dopo il bacio, vide ciò che vide: il rospo era diventato un principe. E che principe poi. Molto più bello del principe di Biancaneve. Era vestito normale, non di azzurro, con un conto in banca ragguardevole, una posizione nel mondo, un attico a piazza di Spagna e un autista in livrea. E poi varie tenute nelle colline toscane, una villa a Montecarlo, due lauree, …
Lui la guardò e la prima cose che le disse fu: “je t’aime trop”. Qui fu il suo sbaglio. Parlare in francese per far colpo sulle donne. Ma lei non capì, perché non era istruita, l’aveva nominata “principessa” sua madre, e solo quando la aiutava a ritirare il bucato in fretta, perché minacciava di piovere. E così quella frase la offese.
Si sposarono comunque, cosa potavano fare oramai, e lei ci provò pure, non dico di no, a vivere con lui e a essere una buona moglie. Ma lei si era innamorata di un rospo, e lui si era rivelato diverso. La notte non riusciva a dormire e pensava: «non è come prima, adesso mi porta a vedere La Tosca mentre prima rotolavamo nel fango: che bello il fango».
Il caso, che aiuta gli audaci, la liberò dagli affanni. Un bel giorno sbagliarono strada e, invece che a villa Borghese, si ritrovarono a passeggiare per la Marana. Erano anni che non vedeva più un rospo vero, ma solo principi e principesse. Quando uno cacciò fuori gli occhi dall’acqua e si mise a fissarla, lei capì che era quello il suo mondo. «Basta inganni», pensò in ulteriori notti insonni, «devo dirgli la verità». E allora cercò su Google una bella frase ad effetto che le consentisse di lasciarlo in modo tale che lui capisse cosa stava perdendo. Non sapete quanti siti ci sono su Internet che ti forniscono frasi buone per ogni circostanza. Questa le sembrò adeguata al suo vestito e alle condizioni meteo di quel giorno: «Credo che l’amore deve essere animato anche da complicità reciproca, ma avverto ora che tra di noi non esiste più questo, siamo scaduti nella monotonia quotidiana e non camminiamo più verso gli orizzonti che ci eravamo prefissi all’inizio della nostra storia». Non è un granché, lo so, ma lei era cresciuta accanto ai rospi e le frasi ad effetto non potevano essere il suo forte.
Lui le disse: «rimaniamo amici». Ma lei rispose: «Non è più possibile oramai: ci siamo amati, ho conosciuto ed esplorato il tuo corpo nudo e la nostra amicizia è rovinata per sempre».
Si recò – disbrigate le pratiche della separazione – alla Marana a cercare il suo rospo e a vivere, per sempre, col lui.
Lo trovò presto, o almeno credette che fosse lui, perché non è facile distinguere un rospo dall’altro, se lo hai visto solo una volta. Prima di dichiararsi agì con prudenza e lo baciò, ma non per desiderio carnale: voleva soltanto essere certa che non si trasformasse in un principe pure lui. Non ne poteva più di cocktail a bordo piscina, di mostre di Mondrian (con annessa spiegazione dell’opera), di serate all’Opera o di concerti di pianisti ungheresi. Lui rispose di “sì”, grosso modo. A lei è comunque sembrato un “sì” ed è quello che sembrava a lei che contava, in questa storia come in tutte le storie.
Tutti vissero felici e contenti? Magari.
Avrei voluto dare un lieto fine a tutto questo, ma non sempre i nostri desideri si trasformano in realtà. Pochi anni di vita col principe avevano cambiato anche lei e non si abituò alla sua nuova vita nella Marana. Non fu una questione di soldi, perché lei, con la separazione per giusta causa (lui, d’altra parte, era proprio “diverso” quando lo aveva conosciuto) gli aveva spillato di che vivere per lei e per tutta la sua famiglia, tanto che pure sua madre aveva una lava-asciuga e i panni non li stendeva più al sole.
Non fu neanche per via del fango che lei era infelice, il fango continuava a piacerle. Il fatto è che non era facile trovare un posto per caricare lo smartphone nella Marana e lei aveva oramai la fissa del Burraco on-line e non poteva vivere senza dichiarare una pinella, di quando in quando.
Dopo ulteriori notti insonni, e stati d’ansia, lasciò anche lui, stavolta senza cercare frasi su Google che non avrebbe capito.
Non è facile per una donna lasciare tutto e ricominciare. Ora cerca un rospo da appartamento, e gira il mondo in taxi predicando l’amore universale, con i soldi del suo ex principe, già rospo. Ma il mondo non è questo paradiso di cui tutti parlano. E’ una valle di lacrime, nel quale i rospi rimangono rospi, perché sono fatti così.