Le Lettere di Sandokan – Natale
“Ci sono persone a cui vuoi bene (perché desideri il loro bene) ma con cui non riesci ad avere una amicizia, per “incompatibilità” di carattere.
Capita solo a me?”
Questa era la domanda. Che contieneva una definizione: voler bene alle persone significa desiderare il loro bene.
Ma qual è il loro bene? Quando Pietro, per esempio, diceva di voler bene a Gesù, sapeva cosa doveva “desiderare” per lui? Conosceva il bene di Gesù? Io penso di no. E allora come faceva a desiderare il suo bene?
Vabbè, uno potrebbe pensare che erano solo parole, che la verità poi la si conosce nel momento della prova, e che lui in realtà non voleva “davvero” bene a Gesù o che forse col suo “voler bene” intendesse altro. Ma forse non è proprio così e Pietro – 2000 anni più, 2000 anni meno – non è tanto diverso da noi.
Anche a noi capita di dire di “voler bene” a qualcuno e, se siamo cristiani, diamo a queste parole proprio il senso che ha dato loro la mia amica nella domanda che ho riportato all’inizio di questo scritto. Ma che cosa spesso si intende con tali parole, in realtà?
Vi confiderò un segreto.
Desiderare il bene dell’altro in realtà non si può se non si ama l’altro, per il semplice motivo che se non vivi nell’altro (cuore nel cuore) il suo bene non hai modo di sapere quale sia.
E quando lo ami invece? Hai forse la possibilità di scoprire il mistero?
Siamo quasi a Natale ed è il tempo giusto ricordarlo. Non c’è nessun mistero da scoprire, ma solo un miracolo d’amore da compiere: l’incarnazione. L’incarnaziome è il modo nel quale il bene dell’altro diventi tu e non hai bisogno di desiderare altro.
Ma il mondo è complesso ed esistono persone a cui “vuoi bene” e basta, secondo le tue parole improprie, ossia esistono persone a cui non vuoi male.
Questo può essere un desiderio “vero”. Non è detto che lo sia, ma non lo si può escludere. Perchè il male è uguale per tutti. Ciò che puoi fare è non desiderare il male per loro e adoperarti perché non si facciano male, se te ne danno l’opportunità. Non è poco, ma è diverso.
Ci sono infine persone poi a cui non si riesce neanche a voler bene ossia a non voler male. Si desidera proprio che si facciano male almeno un pochino. In questo caso la cosa migliore è non frequentarle, per non coltivare inimicizie. Magari altri riescono in ciò che a te non viene bene e si risolve così. Non mi pare giusto pretendere che a tutti non riesca ciò che non riesce a te.
Ci sono dei versi di una canzone di Jannacci a cui penso quando incontro un mio “amico” barbone che chiede l’elemosina fuori dalla chiesa tendendo una mano verso di me e afferrando una birra con l’altra. Eccoli:
“Non siamo mai stati amici,
no no lascia stare
tu sei uno di quelli che
se gli chiedono mille lire, dicono
mi raccomando non se le beva
cosa te ne frega a te se me le bevo o no,
oscar della bontà..”
Mentre gli do qualche soldo – e non so se faccio bene o male – sto bene attento, grazie a Jannacci, a non dargli consigli su come investire il mio denaro, come se gli volessi bene davvero o se volessi il suo bene. Perchè forse quello che voglio davvero è non avere barboni ubriachi per strada. Altrimenti un goccetto con lui dovrei farmelo, o no? Ma non posso. Non so neanche come si chiama. Ma questa domenica provo a chiederglielo.