Blog / Sandokan | 01 Ottobre 2016

Le Lettere di Sandokan – Paradiso

“..io sono ignorante, ma ho letto qualche libro e mi son fatto un’idea…e cioè che non c’è niente al mondo che non serve..lo vedi questo sassolino? Ecco, anche questo sassolino serve a qualcosa. Io non lo so a che cosa serve..se uno sapesse tutto, quando si nasce, quando si muore, sarebbe Dio..io non lo so a che cosa serve questo sasso, ma serve. Perché se non serve questo sasso, non servono neanche le stelle…”

– Cos’hai?

– Sono un po’ triste, affranto. Non mi riesce nulla. Vorrei avere la bacchetta magica per risolvere tanti problemi. Che mi aiuti a dire a ciascuno quello che voglio dire e che corregga quello che non volevo dire e che però ho detto.

– Che hai combinato?

– Niente, niente di diverso da quello che combino sempre. Vorrei fare qualcosa di bello e di utile e invece mi lancio in progetti e relazioni che sembrano solo creare casini a tutti. Se l’avessero gli altri, la bacchetta magica, sono sicuro che la userebbero per far sparire me.

– Sì. E le cose andrebbero meglio, forse.

– Ma che fai? Mi dai ragione? Devi dire che non è così, mi devi fare coraggio.

– Guarda che ci sto provando. Però, pensa a che cosa succederebbe se tu sparissi sul serio. Diventeresti un rimpianto per molti e molti sorriderebbero ricordandoti dentro storie che parrebbero “favole” a tutti (chi ha paura, davvero, del lupo di Cappuccetto Rosso?), anche a chi le racconta, e ti è vissuto accanto, e ne ha sofferto, così come ne soffrivi tu.

– Hai ragione, sono inutile, da vivo.

– Beh, un po’ sì. Ci sono tante persone “utili” a questo mondo – di cui nessuno potrebbe fare a meno, a quanto pare – che sarebbe meglio sparissero il più tardi possibile. Tu invece potresti sparire anche domani.

– Sono come il Billionaire, bello da vedere.

– Sei come il Paradiso, inutile.

– E’ inutile il Paradiso?

– Forse inutile non è l’aggettivo giusto. E’ superfluo. E’ qualcosa di cui tutti potremmo fare a meno finché non ci saremo dentro. Io oggi non voglio davvero il paradiso. Sono come una ventenne: nessuna ventenne, per dire, vuole il paradiso … vuole vivere i suoi vent’anni. Ma quando ci capiterò nel paradiso, passeggiando con i miei amori e con i miei dolori – e qualcuno mi dirà “ecco, questo è il paradiso, era proprio dietro a questa curva” – allora il paradiso mi piacerà, come mi sei piaciuto tu. E finirò per chiedermi: ma come ho potuto vivere fuori dal paradiso? E invece ho potuto, perché credevo si potesse vivere solo come io avevo vissuto prima di capitarci, quasi per caso, senza desiderarlo davvero. Come avrei potuto desiderarlo d’altra parte? Si può desiderare solo ciò che si conosce, lo dice sant’Agostino, e io so che è vero.

– Ti piaccio io?

– Sei così imperfetto … roba da commuoversi, se non avessi il cuore di pietra che ho. Basta girarsi per trovarti. Tutti sanno dove sei e che ci sei sempre. E ti chiedono mille cose che tu ti sforzi di soddisfare creando un gran casino dandoti da fare come ti riesce, riempiendoti di ansie e di preoccupazioni. Uno ti vorrebbe abbracciare soprattutto per fermarti, per dirti “basta, tranquillo, se ti voglio così bene io, figurati Gesù”.

– Grazie.

– Non mi ringraziare. Ti racconto una cosa per farti capire che proprio inutile inutile non sei, almeno per me. Oggi il Papa ha detto una cosa bella: “Il bene non va congelato, se non lo fai oggi, domani non ci sarà”. E’ una frase che mi ha sorpreso, non perché sia sorprendente in sé, ma perché ci pensavo da un po’. E ci pensavo da un po’ a causa tua, a un po’ di rabbia che mi fai quando mi privi di un tuo bene “piccolo”, di una frazione del tuo tempo che potrei avere e invece non ho. “Nulla di grave, c’è il domani per riparare e lui ripara sempre”, questo mi dicevo … ma non riuscivo a rasserenarmi davvero, e ora ho capito il perché: perché domani ci sarà il bene di domani, ma il bene di oggi io l’ho perso. Questa cosa me l’hai fatta capire tu e adesso è viva in me anche senza di te. L’avevo detta tante volte, ma non l’avevo assaggiata mai. E’ la storia di Dio che fa nuove tutte le cose e, per farlo, manda a me uno come te.

– Mi sento meglio.

– Ecco, bravo. Non mi va di dire altro. Ti faccio ascoltare questa musica che mi ha postato un amico, stamane. La conoscerai, io già la conoscevo. Mi ha rasserenato senza risolvermi un cavolo di problema … come piace a me, che i problemi mi piace affrontarli e risolverli da sola. Forse. O forse non è proprio così. Insomma, faccio quello che posso pure io.