Lettere di Renato Pierri – Un articolo, su Avvenire, che lascia il tempo che trova
“La famiglia dopo le unioni civili: l’ora di farci in quattro”, questo il titolo di un articolo apparso su Avvenire del 15 giugno, e che solo oggi leggo sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Se io dicessi che la famiglia è in crisi e che una delle cause potrebbe essere il “relativismo procreativo”, giacché questo potrebbe indebolire i vincoli familiari e quindi costituire un potente fattore di crisi demografica, e non adducessi uno straccio di argomento per sostenere quanto affermo, si potrebbe senz’altro pensare che io abbia espresso un’opinione che lascia il tempo che trova. Del resto, poiché tutti i verbi sono messi al condizionale, è chiaro che si tratta di una semplice ipotesi che lascia, per l’appunto, il tempo che trova. Ma se facessi l’affermazione senza mettere i verbi al condizionale, come se fosse cosa certa, e per di più non adducessi uno straccio d’argomento a sostegno, uno straccio di prova, studi, statistiche, che cosa si potrebbe pensare di me? Non lo dico, ditelo voi. E se suggerissi perfino strategie per sconfiggere il relativismo procreativo? Francesco D’Agostino, autore dell’articolo, ha scritto: “La seconda strategia è biogiuridica e consiste nel ridare un doveroso primato alla genitorialità biologica, l’unica capace di sconfiggere il “relativismo procreativo”, che indebolisce i vincoli familiari e costituisce un potente fattore di crisi demografica. E questo significa, nel campo dell’adozione, tutelare il diritto di ogni bambino a una mamma e un papà”. Che cosa dobbiamo pensare di questo esimio giurista? La terza strategia, interessante, molto interessante, suggerita dal professore, è la preghiera: “Il cristiano infatti non può limitarsi a vedere in se stesso uno spettatore dei cambiamenti che caratterizzano il tempo in cui gli è capitato di vivere; egli deve sapere che ha il dovere di governare tali cambiamenti e che per realizzare questo compito ha bisogno di un supplemento di sapienza, che non deriva né dalla scienza, né dalle ideologie, ma dal cuore. Cosa di più importante si può chiedere a Dio, se non di illuminare i suoi fedeli e tutti gli uomini di buona volontà in questo compito?”. Eh, già. Cosa di più importante? Mi sembra giusto. Pregherò il buon Dio perché illumini il professor D”Agostino.
Francesca Ribeiro