Giovedì 26 Maggio – Anche a occhi chiusi
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. Marco 10,46-52.
Non so come faccio.
Ma sono come quel cieco.
Anche se non ti vedo.
Ti sento.
Se ci sei.
Io lo so.
Voglio la tua pietà.
È come una carezza.
Sulla mia vita.
Vorrei poterti vedere sempre.
Per seguirti sempre.
Per contemplarti sempre.
Tu mi fai balzare in piedi.
Basta che tu mi chiami.
Basta che tu mi mandi a chiamare.
E anche a occhi chiusi
Ti trovo.
Quando sono senza luce.
Voglio solo te.
Solo tu puoi aprirmi gli occhi.
Solo te voglio vedere.
Aprimi.
Lascia che io veda.
Lascia che io senta la luce.
Che senta e segua te.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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