Le lettere di Renato Pierri / Parole mistificatorie riguardo alla gestazione per altri
E va bene, mi armerò di santa pazienza e spiegherò per l’ennesima una volta in che cosa consiste la confusione che molti fanno riguardo alla gestazione per altri, definita anche maliziosamente e volgarmente e impropriamente “utero in affitto”.
Prendiamo ad esempio le parole di un religioso signore sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi, il quale ha scritto: “Chi ha in mente la sofferenza reale di un bimbo che viene deliberatamente, scientemente e programmaticamente privato del rapporto con la madre o col padre…?”. Parole che io trovo, chiedo scusa, non solo bugiarde ma anche ridicole.
E’ subito evidente, per chi legge, che il religioso signore ha visto soffrire indicibilmente un bambino nato grazie alla gestazione per altri. Dobbiamo credergli? Allora io potrei parlare dei due bambini bellissimi, intelligenti, figli di due signore lesbiche. Sono felici, bravi a scuola, fanno sport, hanno amici che li cercano. Ma la mia è un’esperienza personale, non fa testo. Quella del religioso signore, quella sì, fa testo. Nessuno può dimostrare che i bambini nati grazie alla gestazione per altri siano meno sani e meno felici degli altri bambini.
Passiamo su quest’errore, e andiamo avanti.
Le parole del religioso signore danno ad intendere che c’è una volontà precisa, una determinazione perversa, da parte di coloro che ricorrono alla gestazione per altri, di privare un bambino del rapporto con la madre. Falso. La volontà è volta ad avere un figlio, non a privare questo di qualcosa. Si può dire che la privazione è un effetto collaterale, inevitabile, conseguente alla nascita del bambino grazie alla gestazione per altri.
Passiamo anche su questo palese errore e andiamo avanti.
Vediamo il significato del termine “privare” secondo il Treccani: “Togliere a qualcuno qualcosa che è suo, renderlo privo, mancante, sprovvisto di qualcosa che possedeva, che gli era proprio o a cui comunque aveva diritto”.
Ora, non si può affermare che si ha diritto a qualcosa che assolutamente non si può avere. Il bambino di una coppia omosessuale non può avere un papà e una mamma. Se viene concepito e nasce, nasce nelle condizioni di non potere avere un papà e una mamma. Quindi non ha senso affermare che aveva diritto ad avere un papà e una mamma, semplicemente perché l’alternativa era non concepirlo.
Allora le parole corrette, oneste, non fuorvianti, non mistificatorie, devono essere: “Le persone che ricorrono alla gestazione per altri mettono al mondo consapevolmente bambini che non hanno la possibilità di avere un papà e una mamma, ma due mamme o due papà”.
A questo punto bisogna dimostrare che mettono al mondo degli infelici. Fino ad oggi non è stato dimostrato, anzi sembra che sia il contrario.
Resta il dubbio. E resta la domanda: “Il dubbio che i bambini nati grazie alla gestazione per altri possano essere meno sani e meno felici degli altri è motivo sufficiente per non concepirli?”.
Ma chi, quando decide di procreare (spesso si procrea senza averlo deciso), può essere certo che il bambino sarà sano e felice?
Renato Pierri
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