Le Lettere di Renato Pierri – L’aborto
Riguardo all’aborto, sul blog “Come Gesù” del sacerdote Mauro Leonardi, osservavo che non è giusto definire bambini gli embrioni o i feti.
Ne sono venute fuori diverse discussioni.
Trascrivo le domande di una signora. Scrive: “Hai due figlie. Una viene da te e ti dice di aspettare un bambino (userà questa parola:bambino), e sarà massimo al terzo mese quando te lo dirà. Quindi il suo bambino sarà un feto. E tu ti sentirai nonno.
Poi viene l’altra figlia: è incinta, come la prima. Non vuole tenere il bambino. Cosa trasforma quel nipotino in un feto? Cosa cambia per te e il dolore di tua figlia chiamarlo non più bambino e chiamarlo feto?”.
Ed ecco la mia risposta: “Risponderò con un’altra domanda, un po’ cruda, ma necessaria per capire la differenza tra embrione e bambino, tra feto e bambino.
Due figlie. Una ha un bambino di un anno, l’altra è incinta. Un giorno viene da te quella incinta e ti comunica che ha abortito. Grande dolore per te. Poi viene l’altra e ti dice che ha gettato il bambino nel fiume. Stesso identico dolore per la soppressione dell’embrione o del feto, e per l’infanticidio? Rispondi onestamente a te stessa, non a me perché ritengo enorme la differenza. A prescindere, ovviamente, dalle conseguenze penali per l’uccisione del bambino. Ciò detto, non vorrei essere frainteso. Ritengo l’aborto oggettivamente cosa cattiva, e penso sarebbe giusto fare il possibile perché una donna non si trovi mai ad avere una gravidanza indesiderata.
Renato Pierri