Blog / Le Lettere dal carcere / Lettere | 01 Luglio 2015

Le Lettere dal carcere – La madre di tutte le bugie: più carcere meno incidenti stradali

“Con il passare degli anni in carcere il tempo ti fa dimenticare la libertà, ma non certo le persone che ami. E oggi ho pensato a mio fratello morto in un incidente stradale tanti anni fa investito da una macchina passata con il rosso”. (Diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com)

 

Avevo un fratello che si chiamava Italo. Molto più giovane di me. Gli volevo molto bene perché era quello che non ero riuscito a essere io. Non era per nulla d’accordo sulle scelte di vita che avevo fatto. E non perdeva mai l’occasione per dirmelo.

Da me non accettava mai soldi o regali. Era tesserato nel partito di Rifondazione Comunista e s’era iscritto alla facoltà di giurisprudenza nell’Università di Pisa. Era, come si dice spesso in questi casi, un bravo ragazzo, tutto casa, partito, e università. Aveva tanti sogni, soprattutto voleva lottare per una società e un mondo migliore. In quegli anni anch’io li avevo, ma lui, a differenza mia, li voleva raggiungere senza infrangere la legge.

Purtroppo i suoi sogni si sono infranti una mattina quando insieme alla sua moto è stato investito da una macchina passata con il rosso. E lui nonostante avesse il casco ha sbattuto con la testa sull’asfalto ed è morto sul colpo. Aveva appena ventidue anni. Non vi nascondo che in quel periodo ho desiderato ammazzare chi aveva ucciso mio fratello (e in quegli anni ero anche capace di farlo) ma incredibilmente non ho mai desiderato per lui la galera. Forse perché il senso di giustizia dei cattivi è diverso da quello dei buoni ed io in quegli anni ero molto cattivo o forse semplicemente perché ero già stato in prigione e mi ero subito accorto che il carcere non era la medicina ma era piuttosto la malattia.

In questi giorni ho letto che al Senato della Repubblica è passato il disegno di legge che introduce nel nostro Codice penale il delitto di omicidio stradale che può essere punito da otto a dodici anni e in alcuni casi la pena può arrivare fino a diciotto anni di carcere. Adesso provo rabbia e indignazione per quei senatori che hanno approvato questo disegno di legge esclusivamente per il loro elettorato e per cercare consenso politico, dato che credo che sappiano benissimo che aumentando le pene non diminuiranno certo i morti per incidenti stradali. Ci hanno già provato molti paesi ad aumentare le pene per far diminuire i reati, ma si sono accorti che il carcere è criminogeno e produce solo criminali per il futuro.

E già da molti anni io mi sono accorto che nelle nostre patrie galere i delinquenti, come me, stanno scomparendo perché trovo solo tossicodipendenti, poveracci, emarginati con problematiche mentali e sociali. Ebbene se questa legge sarà approvata, troverò anche ragazzi, giovani padri di famiglia, anziani, operai che arriveranno in carcere non per scelta di vita, ma per omicidio stradale colposo. Sì è giusto punire chi causa la morte di una persona in un incidente stradale, ma perché non farlo in maniera intelligente e utile per la società e per le vittime? Perché condannare una persona a stare chiusa in una cella a fare nulla per anni e anni e non condannarla piuttosto a lavori utili alla società o a un servizio nel locale Pronto Soccorso per fargli vedere con i loro occhi la sofferenza che causano gli incidenti stradali?

Credo che in questo modo sarebbero puniti molto di più e si renderebbero conto del male che hanno fatto. Probabilmente a molti di loro gli farebbe uscire il senso di colpa e non si sentirebbero vittime, come accade spesso quando uno si trova in carcere. La verità purtroppo è che la maggioranza della società chiede giustizia, ma vuole soprattutto vendetta, e i politici lo sanno e stanno approvando questa cattiva, inutile legge.

 

Carmelo Musumeci