Le Lettere di Sandokan – Cacciatore
L’uomo, si sa, è cacciatore. Solo che un complotto gli ha levato le foreste, i cinghiali, gli archi e le frecce. Non che non “cacci” più: la natura non si può cambiare. Però “caccia” al Carrefour, con la carta di credito e la tessera raccogli punti.
Il Carrefour ha svilito il suo vigore e il suo coraggio: il salmone affumicato si lascia prendere senza difficoltà; tra l’insalata e l’orto si è scavato un fossato profondissimo, come pure tra l’uovo e la gallina: si è messa di mezzo la confezione da sei col fiocco, come per farci dimenticare da dove le uova le hanno tirate fuori. E anche le olive le trovi già snocciolate. D’accordo, è tutta roba che pesa, a portarsela dietro. Però c’è il carrello: basta una monetina da 20 centesimi e tutto è risolto.
Alcuni maschi cacciatori non si arrendono alla realtà e continuano a uscire di casa con gli anfibi da marines ai piedi, sperando di trovare “la spiaggia della Normandia” appena girato l’angolo. E invece c’è la Smart, che tra l’altro è scomoda da guidare con gli anfibi. Per fortuna tengono scarpe più comode sotto i sedili e se le mettono ai piedi una volta entrati, quando non li vede nessuno. Ma i più mostrano maggior senso pratico e si sono rassegnati a “cacciare” con i mocassini. E’ come se sapessero che nessun cinghiale attraverserà la strada che li separa dall’ufficio.
Era bellissimo il mondo di Obelix. Nessuno andava in palestra e il metodo pilates ancora non esisteva. Ti saresti vergognato come un cane a fare spinning: tutti avrebbero guardato come un deficiente uno che pedala rimanendo fermo.
La vita era così: lui a caccia di cinghiali e lei a casa, in trepidante attesa di scuoiarli.
La casa poi era un paradiso, vi regnava l’armonia. Appena lei alzava la testa per dire frasi del tipo “Dove li hai presi questi cinghiali? Quelli della signora della caverna accanto mi sembrano più teneri” (è una frase che risale ai tempi di Adamo ed Eva), lui subito reagiva dicendo: “Senti, questi ho trovato. Se non ti piacciono vacci tu a prenderli per i boschi, che rimango io a casa a scuoiarli”. E lei subito si sarebbe ricordata la Verità, ossia di non essere cacciatrice: “Non posso caro, tu sei uomo, il cacciatore sei tu”.
Hanno sempre avuto la risposta pronta, le femmine. Loro sono nate “scuoiatrici”.
Anche oggi niente è cambiato, in fondo, a parte la preda. Non più cinghiali ma “Bastoncini di pesce” e “Nastrine del Mulino Bianco”. Però tu, in quanto maschio ti senti diverso, ti senti più usato rispetto a un tempo: come se presagissi che i “Bastoncini di pesce” si farebbero catturare da chiunque, non soltanto da te, come se fossi diventato virilmente superfluo.
Per fortuna tua moglie non dimentica chi sei. A lei ogni tanto confidi le tue pene: “Cara, guarda che io so fare bei discorsi, leggo molto, ho la mia sensibilità, mi piace il cinema, il teatro, la danza classica, scrivo sul blog di don Mauro”. Ma lei ti guarda e, con infinita dolcezza, ti fa presente che non ti vuole diverso da come eri quando ti ha sposato: tu eri un cacciatore. Ti accompagna alla porta, ti bacia e ti congeda, non senza ricordarti di tirar fuori la tessera raccogli punti prima che inizino a battere il conto alla cassa, e non dopo.
Se Obelix mi vedesse! Questo a volte mi viene da pensare. Chissà se mi riconoscerebbe come un suo pari. Voglio dire che tra il cacciatore tipo Obelix e il cacciatore del XXI secolo c’è la stessa differenza che esiste tra un sindacalista delle miniere di carbone del Belgio e un sindacalista del Banco di Napoli.
Ma forse mi riconoscerebbe il buon Obelix. Mi spiegherebbe che sì, è vero, il mondo è cambiato, ma io no. Che ho sempre qualcuna che sta a casa ad aspettare i miei cinghiali. Solo che oramai è una metafora. Ma chi le capisce le metafore al giorno d’oggi? E chi lo sa se poi davvero sono vere come erano veri i cinghiali che portava a casa Obelix.