8 ottobre – Insegnami a dire Padre
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». Lc 11,1-4.
Amore mio.
Quanto è bello quando mi metti le parole in bocca.
Quanto è bello imparare da te cosa chiedere, per la vita, per la fame, per l’amore, per l’amicizia, per il paradiso.
Guardarti e desiderarti è un tutt’uno.
Guardare i tuoi pensieri e volerne essere parte, è un tutt’uno.
Guardarti e volere le tue parole sulle labbra, è un tutt’uno.
Guardarti, guardarti, guardarti, stare con te, stare con te.
Sei tu la mia preghiera.
Metticele tu le parole.
Quando ti guardo vorrei allungare una mano e prendere la tua.
E basta.
Insegnami il tuo sguardo verso il cielo.
Insegnami il silenzio del tuo cuore.
Insegnami le parole del tuo stare con Dio.
Insegnami a dire Padre.
Insegnami a chiedere la sua casa.
Insegnami a chiedere pane.
Insegnami a chiedere perdono.
E a darlo.
Insegnami a prendere la mano, a tenerla stretta, per non cadere.
Amore mio voglio le tue parole, la tua vita, la tua mano.
Ti amo da morire.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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