
Blog – Cristo s’incontra sulla strada dell’umano
La parabola del Padre con due figli (Lc 15, 11-32) è per eccellenza quella dove riflettere meglio su come nasce e si sviluppa il percorso della conversione: per questo motivo viene commentata abbondantemente da duemila anni. Mi sembra però che non sempre venga sufficientemente sottolineata la profondità umana delle parole con cui il figlio minore (il cosiddetto “figliol prodigo”) inizia il ritorno alla casa del padre. Egli dice: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò” (vv. 18)
In genere si sminuisce il portato di queste parole come fosse solo l’atteggiamento di un furbetto. Esse invece ci rivelano come il figlio, nonostante qualsiasi cosa possa essere avvenuta tra lui e il genitore, conservi nel cuore una grande stima verso il padre come uomo d’impresa, come persona che sappia navigare con successo in mari difficili. Per quanto infatti potesse essere “lontano” il paese nel quale il giovane era andato a condurre la sua vita è molto probabile che la stessa carestia investisse il mondo del figlio come quello del padre. Il mondo di allora non era certo globalizzato: era piccolo, ci si spostava a piedi, a dorso di mulo. o su delle barchette in certi mesi dell’anno. Il figlio minore non era andato in Giappone o in Cile, né tantomeno su un’altra galassia. Ricordiamoci del Giuseppe dell’antico testamento. La carestia dalla quale il figlio di Giacobbe salvò gli egiziani come gli ebrei colpiva, appunto, non solo l’Egitto ma anche la terra promessa. È ovvio. Quello era un mondo in cui tutto era piccolo e vicino.
Ciò che muove il figlio a mettersi sulla strada verso casa non è perciò un amore astratto per il padre o il rimorso di coscienza per dei peccati ma la fame unita alla stima per un papà che, similmente al patriarca Giuseppe (cfr. Genesi capitoli 37-50) di cui tutti gli ebrei conoscevano perfettamente la storia, era professionalmente un fuoriclasse. Con la parabola dei due figli, insomma, ancora una volta il Vangelo ci insegna che la Via di Gesù non solo è la strada migliore per il Cielo ma anche la migliore sulla terra. Traccia sentieri fecondi e brillanti non solo per il mondo dello spirito ma anche per quello della normale vita quotidiana. Di una pancia vuota che reclama di essere riempita.