
Blog – Mangiare e bere con i peccatori, non allontanarli da noi
Il cammino della Quaresima si conclude con il Triduo Santo, ovvero con la Resurrezione di Gesù preceduta dalla sua condanna a morte. Quest’ultima, è vero, è stata eseguita dai romani ed ha in Erode e nel popolo tutto i suoi complici, ma trova nel giudizio dei farisei il suo motore principale. Interrogarsi su cosa abbia scatenato tanto rancore contro Cristo è quindi un buon modo per vivere il periodo dell’anno liturgico deputato per eccellenza alla conversione.
Tutti sapremmo dare confusamente delle risposte alla domanda su perché Gesù è stato ammazzato: un vecchio libro che mi è ricapitato tra le mani però indica chiaramente il motivo decisivo, ovvero la convinzione da parte dei farisei che i peccatori allontanassero il momento nel quale si sarebbe manifestata la vittoria de “il Resto d’Israele” sui pagani sotto la guida del Messia. Pertanto il giusto e doveroso atteggiamento religioso da tenere era quello di allontanarsi da loro, di eliminarli, di separare il grano dalla zizzania: cioè esattamente il contrario di quanto Gesù insegnava e praticava. “Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendo Gesù mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,15-17). Gesù è venuto per guarire i peccatori, i farisei invece volevano allontanarli, esiliarli, ucciderli se necessario.
Un cammino quaresimale vissuto secondo queste parole del Vangelo ha la capacità di mostrare, ancora una volta, come il centro del Vangelo sia l’amore di misericordia. È questa visione che traduce la generica e impossibile “perfezione” di Matteo (“siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” – Mt 5,48) nella più concreta e umana “misericordia”: “siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36)”. Tanti, piccoli e quotidiani atti di misericordia verso il nostro prossimo sono il cammino più sicuro per permettere che questi quaranta giorni ottengano la conversione che desideriamo