Blog – I cristiani devono migliorare la vita del paese dove si trovano
“I cristiani – si dice nella Lettera a Diogneto – vivono sulla terra ma hanno la loro cittadinanza in Cielo. Rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo”: questo però non significa che passino per la vita disinteressandosi delle cose della gente. Anzi, come ha ricordato il Papa ai gesuiti in formazione che ha incontrato appena arrivato in Indonesia, è loro compito “contribuire alla crescita del Paese, essere come lievito impastati nella pasta”.
Secondo la dottrina classica, infatti, un corpo senz’anima è morto, è un cadavere. L’anima è principio di vita a tutto tondo, sotto tutti gli effetti. Senz’anima si muore e quindi con l’anima, se c’è vera anima, si vive. Di fatto i primi cristiani, pur non avendo nessuna intenzione di cambiare le istituzioni, migliorarono moltissimo la società del loro tempo. Basti pensare alle condizioni della donna.
Con i romani – e in generale con i pagani – la donna era un oggetto. Veniva comprata, venduta, usata, messa incinta, fatta abortire. Non aveva alcun tipo di diritto. Con il cristianesimo invece viene trattata alla pari: uno con una, un uomo con un donna, un marito con una moglie. Le parole di San Paolo che esortano i mariti a trattare le mogli come Cristo tratta la Chiesa (Cfr Ef 5,21-33), per quanto alla mentalità contemporanea possano suonare come insufficienti o anche misogene, costituivano per quel tempo un passo in avanti assoluto e decisivo. Cristo è la strada non solo per una vita eterna migliore ma anche per una migliore vita terrena