Blog – Avvento, quale attesa?
Avvento è il tempo in cui si attende la venuta di Cristo. Quanto è simile questa attesa al normale attendere umano?
Nella zona periferica di Roma in cui abito, la parola attendere si salda inseparabilmente con aspettare l’autobus. Tutti sappiamo che posso aspettare l’autobus se ho la certezza che arriverà. Se, per esempio, mi dicono che c’è sciopero in me muore la speranza che l’autobus arrivi e quindi cessa l’attesa. Aspettare l’autobus mi insegna che per attendere bisogna coltivare la speranza.
Attendere Cristo però non è come aspettare l’autobus. La differenza è che quando aspetto l’autobus so cosa mi aspetta. So il bello e il brutto, il rumore, il colore, l’odore e perfino la puzza: per Cristo non avviene la stessa cosa.
Il normale atteggiamento interiore del sapere cosa ci aspetta se si riferisce alla venuta del Messia deve convertirsi profondamente. Per esempio quando Cristo giunge a Betlemme è un Bambino non un eroe ma questa è solo la prima di tantissime sorprese. Paradigma dello sforzo per cambiare rispetto alle proprie aspettative è Giovanni Battista che manda a dire a Cristo «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?» (Mt 11,3).
I primissimi cristiani ci hanno dato esempio anche in questo. Essi erano convinti che la nuova e ultima venuta di Cristo fosse imminente, clamorosa, vincente e definitiva tanto che molti di loro avevano smesso di lavorare e di sposarsi. Qua e là se ne trova traccia nelle Scritture: nella seconda Lettera ai Tessalonicesi, per esempio, dove Paolo dice: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi!» (II Tess. 3, 10); oppure alla fine del quarto vangelo dove esiste una replica a chi pensava che Giovanni non avrebbe mai visto la morte perché la seconda venuta di Cristo sarebbe giunta prima (cfr Gv 21,23).
Attendere Cristo quindi significa coltivare la speranza che arrivi non solo qualcosa che aspettiamo ma anche qualcosa che ci sorprenderà