Blog / Rassegna stampa | 15 Novembre 2021

Il Portico – Usare i social senza rimanerne prigionieri

Per Il Portico di Cagliari, Marco Scano mi ha intervistato su “Il Vangelo secondo TikTok”. Ecco il testo dell’intervista

Come nasce l’idea di questo libro?

L’idea di questo libro è della casa editrice ‘Edizioni Terra Santa’; visto che ero presente su TikTok, mi hanno cercato per propormi di scrivere un libro su come evangelizzare attraverso i social network; ho saputo che la prima edizione è finita e stanno facendo la ristampa. Quindi il libro sta andando bene.

Qual è la prima cosa che ha pensato, sapendo del tempo limite dei video su TikTok?

È una caratteristica dei social: già Twitter, ci aveva abituato al messaggio breve; qui l’idea è la stessa, solo che è un messaggio breve in un video. Il senso di TikTok è trasmettere un’emozione: e l’emozione la comunichi meglio nel breve tempo; direi che questa è una caratteristica fondamentale del nostro mondo, cioè il fatto che il primo livello del dialogo sia empatizzare con la persona che si ha davanti. Ho quindi pensato che questa caratteristica semplicemente perimetra una caratteristica del nostro tempo. E oltretutto i social network sono performanti delle nostre relazioni: non sono soltanto un modo di stare e di comunicare quando siamo sui social, ma in realtà noi comunichiamo tra di noi usando il modello dei social network. Quando prendo l’ascensore, l’ascensore ci mette qualche secondo ad arrivare: tutti tiriamo fuori il cellulare per vedere le notifiche di whatsapp. Questo è performante.

Qual è la stata la sua più grande soddisfazione a livello umano, frequentando i social?

Sicuramente l’essere in grado di stabilire un ponte con i giovanissimi; è anche vero che io mi sono messo in gioco, nel senso che io sono su TikTok non per insegnare, ma principalmente per imparare. Cioè mi sono reso conto, come molti, che la Chiesa è assolutamente invisibile ai giovani, e quindi mi sono detto non solo “andiamo dove ci sono i giovani”, ma “cerchiamo anche di capire i giovani”. C’è un mondo di giovanissimi isolato, o comunque totalmente non comunicante rispetto agli anziani. Basti pensare ai talk show dopo le amministrative; erano tutti personaggi tra i 60 e i 70 anni. Fedez è già vecchio per TikTok. Detto questo, io sono molto contento di questo ‘ponte’, cioè riuscire a trovare il linguaggio per parlare con loro, e il loro linguaggio di arrivare a me.

Lei si immagina già cosa ci sarà dopo TikTok?

No, per me è impossibile. Quando uscì Facebook, io pensai per diversi anni che era inutile. O anche lo smartphone. Sono positivamente sorpreso di come ci siano dei geni come Steve Jobs o Zuckerberg che capiscono che c’è un problema e lo risolvono. L’app nacque perché questi due ragazzi cinesi, notarono come una scolaresca non facesse altro che mandarsi video e canzoni. Quindi hanno pensato: “perché non ci inventiamo qualcosa per facilitare questa comunicazione?” Questa cosa è stata assolutamente geniale. Già stare su TikTok facendo e non semplicemente guardando, è molto difficile, però è l’unico modo per imparare veramente.

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