METRO – Quando la giustizia può diventare un’arma
14 anni ad Alex Pompa, il ragazzo che uccise il padre violento nel tentativo di salvare la madre dall’ennesima aggressione. È la pena che il pm è stato costretto a chiedere seguendo la legge. Ma, allo stesso tempo, ha invitato la Corte di Assise a sollevare una questione di legittimità costituzionale sulla norma. Durante il processo, la vittima è stata descritta come ossessiva, aggressiva, molesta e problematica. La madre di Alex ha detto che registravano le sue continue sfuriate perché pensavano che presto li avrebbe ammazzati. Alessandro Aghemo, il pubblico ministero, ha spiegato che la legge gli impedisce di far prevalere le attenuanti rispetto all’aggravante del vincolo di parentela, giungendo egli stesso a chiedersi se tutto ciò è ragionevole. In pratica, cioè, suggerisce di avviare un iter che dovrebbe arrivare a cambiare la norma. Perché ci sono leggi che dovrebbero essere uguali per tutti ma rischiano di non compiere alcuna giustizia, anzi di diventare un sopruso. Se la giustizia non incontra la vita reale diventa un’arma che annienta. Il pm suggerisce che per essere veramente giusti dobbiamo riconoscere che per garantire l’uguaglianza dobbiamo esaltare la differenza. Accogliere le discrepanze, accrescere le capacità di dialogo e di ascolto. Non si tratta di cadere nel relativismo, di non tracciare un confine tra bene e male ma di emanare leggi adeguate alla realtà
Tratto da Metro