Guido Mocellin – L’operatore di telemarketing: il prossimo all’altro capo del filo
Per la sua rubrica WikiChiesa, mercoledì scoprso Guido Mocellin ha ripreso un articolo del blog. Di questo lo ringrazio
Chissà se, vista la popolarità digitale di don Mauro Leonardi, il suo ultimo post sul blog “Come Gesù” ( bit.ly/2Z2Piku ) avrà reso un po’ meno aspra la giornata di ieri a qualche rider o “ciclofattorino” e a qualche operatore/operatrice di telemarketing. Egli infatti, con l’intuito che lo contraddistingue, ha suggerito di inserire nella categoria del prossimo evangelicamente inteso, nonché del povero, anche queste due figure di giovani lavoratori precari, assai presenti nelle nostre giornate. La prima, cui fa solo cenno, almeno gode di una discreta considerazione sociale, se non altro perché quasi sempre ci porta da mangiare. La seconda, su cui si sofferma più a lungo (e con lui qualche significativo commento sulla pagina Facebook), è, invece, generalmente percepita come molesta. «Anch’io sono stato tentato di chiudere loro il telefono in faccia, di non rispondere bloccando la chiamata», scrive il sacerdote blogger. «Poi mi sono detto che Gesù non farebbe così»: ovvero, secondo l’insegnamento che ci viene dal Vangelo, dovremmo ricordare che chi sta dall’altro capo del filo è, anche lui, un nostro fratello, che sta cercando faticosamente di guadagnare pochi centesimi, e dunque – sempre che non usi tecniche di vendita illecite – accanirsi verbalmente nei suoi confronti è ingiusto. Per non dire della regola d’oro cui don Leonardi allude alla fine: se fossimo al suo posto, come vorremmo essere trattati?
Mi sono chiesto quali altri presenze estranee nella nostra vita quotidiana non siamo abituati a immaginare come “prossimo”. E rimanendo sul fronte digitale, cui in fondo appartengono anche gli operatori di telemarketing, dico: chi usa chat che dovrebbero essere “a servizio” delle comunicazioni entro un determinato gruppo (i genitori dei bambini di una stessa classe, i catechisti di una stessa parrocchia…) per condividere invece immagini o stati d’animo estranei a quel “servizio”. È una semplice domanda di attenzione: e prima o poi capiterà anche a noi di averne bisogno.