Blog – Chi è il mio prossimo? Il rider e l’operatore di telemarketing
Questa mattina ho aiutato un rider a consegnare un pacchetto. Si perdeva nel dedalo di nomi, cognomi, vie, numeri e scale e io l’ho aiutato. Sarebbe bastato che guardasse qualche metro più in là e avrebbe trovato, ma la fretta gli dava ansia e non riusciva a ragionare. Quello che vale per il rider vale anche per il telelavoro, ovvero per le persone che ti chiamano proponendoti nuove proposte di abbonamenti telefonici. Ho sentito dire che chi chiama guadagna pochi centesimi a telefonata e non sono riuscito a capirne di più, ma mi è bastato per decidere di trattare bene queste persone.
A volte, quando ci chiediamo chi sia il nostro prossimo, pensiamo ad improbabili clochard, eppure il nostro prossimo spesso sono queste persone. Le loro telefonate arrivano nei momenti più impensati. A volte si arrendono al primo “no”. A volte insistono a martellare di telefonate lo stesso malcapitato. Non so quanto sia vero, ma in un articolo ho letto di qualcuno che ne ha ricevute centocinquantacinque volte in un mese.
Come questa mattina mi sono detto che trattarli bene non costa nulla. Anch’io sono stato tentato di chiudere loro il telefono in faccia, di non rispondere bloccando la chiamata. Poi mi sono detto che Gesù non farebbe così. Chi chiama è molto probabilmente un disperato che percepisce pochi centesimi solo nella remota eventualità di un riscontro positivo. Credo non sia molto difficile prendersi un minuto per spiegare, nel mio caso, che sono un sacerdote e che non ho telefono fisso. Oppure, come questa mattina, prendere personalmente in consegna il pacco e consegnarlo alla persona giusta. Come diciamo spesso, sono nostri fratelli. Trattiamoli bene. Oltretutto, potrebbe facilmente capitare anche a noi di essere al loro posto