Articoli / Blog | 19 Settembre 2021

Blog – La principale dote del genitore: saper fallire

Gesù non fa pesare ai suoi discepoli la propria sconfitta come formatore.
Il vangelo di oggi (Mc 9,30-37) ci mostra uno dei suoi più dolorosi insuccessi. Gesù constata che lungo l’intera via del ritorno, probabilmente la strada da Gerusalemme a casa ovvero a Cafarnao, i discepoli hanno discusso su chi di loro fosse il più grande. Pietro era stato nominato Capo ma nell’istante successivo lo stesso Gesù aveva detto di lui che ragionava come Satana: in questo modo i giochi gerarchici rimanevano aperti.
Nel venir a sapere l’argomento delle loro discussioni, possiamo immaginare quanto grande sarà stato il senso di frustrazione di Cristo. Poteva toccare con mano come i suoi discepoli non avessero colto la sostanza del suo insegnamento: quel “chi vuol essere il primo sia l’ultimo” che, infatti, ribadisce poi ancora una volta.
Uso di proposito la parola “frustrazione” perché è l’espressione che tanti genitori sentono adatta a sé quando verificano che i figli non hanno fatto propri i valori, le aspirazioni, che hanno cercato di trasmettere loro.
I genitori inevitabilmente ripongono nei figli molte aspettative e quando vedono che vengono deluse l’errore più comune è quello di attuare degli interventi di tipo manipolativo tesi – sotto mentite spoglie – ad evitare la sconfitta dei genitori prima che dei figli.
In Gesù non vediamo nulla di tutto ciò. Egli semplicemente, sedutosi, chiama i Dodici e parla loro con tutta calma con l’argomento più innocente e mite: quello dell’essere come bambini. In questo modo emerge la principale dote dell’educatore, del formatore, del genitore, del leader carismatico: la resilienza nel constatare il proprio fallimento nell’educare, nel formare, nel generare, nel guidare.