Avvenire – Quando conta l’allenamento (la disciplina e la creatività)
In rete c’è un video che rappresenta per me l’emblema delle Olimpiadi di Tokio. Sono pochi secondi allo Stadio d’atletica Paolo Rosi di Roma. Lì Marcell Jacobs e Fausto Desalu provano e riprovano il passaggio del testimone nella staffetta 4 x 100. Si scoprirà poi che quei cambi perfetti sono stati forse l’ingrediente fondamentale della vittoria. Quelle immagini contengono la lezione di quell’allenamento che è necessario per tutto, dal lavoro allo studio, dall’amore alla vita spirituale. Penso allo sforzo metodico, quotidiano, tenace. Si scopre che le parole dette da san Paolo duemila anni fa sono più che mai attuali. “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta” (1Cor 9,24.26). Sforzo dei muscoli, sforzo della mente. Mai come in questa Olimpiade pesantemente segnata dalla piaga della pandemia i mental coach sono stati determinanti: ne sanno qualcosa Benedetta Pilato e Simone Biles. È importantissimo scoprire che il lavoro sistematico e metodico, anche se è ripetivo, è il contrario della noia.
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