METRO – Bambini alle Olimpiadi, ma non tutto è positivo
Sempre più giovani. Mi stupisce, di queste Olimpiadi, il continuo abbassarsi dell’età dei concorrenti. L’atleta con l’età più bassa è impegnata nel tennis tavolo ed ha solo 11 anni e di ieri è la notizia di due tredicenni sul podio nello skateboard. Non credo che tutto ciò sia un volano positivo per quello sport sano e onesto che tutti vorremmo. Bisognerebbe inserire una soglia di età minima per poter disputare un’Olimpiade. Fino a quel limite lo sport dovrebbe essere solo divertimento, socializzazione e salute. Esistono nel mondo migliaia di piccoli “schiavi dello sport” che sacrificano buon parte dell’infanzia e l’intera adolescenza a rinunce enormi in termini sociali, personali, culturali. Chiedere a dei bambini di vedere lo sport come lavoro significa rovinare loro la vita. Vuol dire chiuderli in recinti, dorati quando si è vincenti, che limitano la vita togliendo la possibilità di vedere cammini alternativi a quelli dello sport agonistico. I giovani olimpionici prima che atleti sono persone che vanno fatte crescere a tutto tondo. La vicenda di Benedetta Pilato che ha fallito la sua gara probabilmente per l’eccessiva pressione, deve essere un monito. La nostra tarantina sembrava una macchina da guerra e invece le eccessive aspettative l’hanno mandata a casa. Cerchiamo di pensare a cosa può succedere nel cuore e nella mente di un bambino e proviamo a ridimensionare tutto.
Tratto da Metro