Blog – Benedetta Pilato, il diritto di avere 16 anni
L’avventura di Benedetta Pilato alle Olimpiadi di Tokio è finita il giorno stesso in cui è cominciata. La tarantina aveva fatto suo il record del mondo dei 50 rana quando aveva quattordici anni: quella distanza però non è olimpica. All’epoca era stata l’atleta italiana più giovane a debuttare, battendo così in precocità Federica Pellegrini la cui pesantissima eredità le era stata subito addossata. Benedetta, che non solo in batteria non aveva fatto il tempo necessario per la qualifica ma in seguito era stata anche squalificata, ha detto di essersi sentita stanchissima e di non sapersi spiegare l’accaduto.
Passare dal record del mondo a una vera e propria debacle è dura per tutti ma quando si hanno 16 anni possono essere l’occasione per compiere un’esperienza che per dare frutti ha bisogno di un aiuto adulto e pieno di coraggio. Questo è ciò che sta accadendo a Benedetta Pilato, che ha vissuto un ‘Olimpiade orribile” come l’ha definita, semplicemente perché il corpo non ha risposto come lei si attendeva perché tradito dall’emozione dalle aspettative. L’esperienza di questa giovane deve dirci che dobbiamo dare la possibilità e la gioia ad una sedicenne di sbagliare. Un’Olimpiade sbagliata non può essere mai una tragedia, e non lo può essere a 16 anni: può e deve solo essere presa come occasione di crescita. Non saremmo adulti seri se pretendessimo sempre che i giovani fossero campioni in erba, capaci sempre di miracoli inattesi. Dobbiamo aiutare i giovani a vivere le loro esperienze sportive non come promesse ma come occasioni in cui sperare. Li aiuteremo così a vivere senza quelle pressioni foriere solo di risultati negativi con la gioia e la consapevolezza che già essere arrivati alle Olimpiadi è una vittoria, non un’occasione persa ma il passo necessario per diventare veri campioni in vasca e nella vita.