Articoli / Blog | 06 Luglio 2021

Blog – In morte di Raffaella

“Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”! È stato uno dei tormentoni più famosi di Raffaella Carrà: una delle ballerine, conduttrici e cantanti più versatili della TV italiana. Ricordo un mio cugino di una decina d’anni più giovane di me che girava piccolino con il mangiadischi giallo per casa con il “tuca-tuca” della Carrà che risuonava per tutta la casa ad ogni ora del giorno. Il movimento all’indietro del caschetto platinato della Carrà ha fatto storia. Imitato, ironizzato, era un marchio di fabbrica. La Carrà, come tutte le persone dal successo duraturo, era una donna intelligentissima. Capace di reinventarsi in mille ruoli, era in grado di essere una star anche se faceva la spalla ad altri grandi come Corrado, Baudo o Benigni.
La canzone “Com’è bello far l’amore”, considerata un inno alla liberazione sessuale e all’emancipazione femminile – cose che erano certamente nelle intenzioni del brano – può essere letto anche in senso cristiano e politico. Sarebbe bello se sapessimo costruire “amore” da Trieste in giù abbattendo muri, diffidenze e partigianerie. Sarebbe bello se fossimo veramente liberi e non schiavi semplicemente dall’istinto, di un amore idealizzato, di un desiderio passeggero. In ogni caso la Carrà ci manchera. Tanto. Come il mangiadischi giallo a valigetta che mio cugino si portava dietro saltellando e che è uno dei più bei ricordi della mia infanzia