IlSussidiario – “SAMAN, NOZZE FORZATE SONO PUNITE”/ La prova che il Pakistan non ama la libertà
Mentre circola la notizia che il fratello minorenne di Saman avrebbe indicato agli inquirenti il luogo dove sarebbe stato sepolto il corpo della giovane, si diffondono delle parole dell’ambasciatore del Pakistan in Italia quantomeno imbarazzanti.
Chiamato a dare la propria opinione sulla vicenda, Jahuar Saleem, ovvero l’ambasciatore, si è sforzato di sottolineare la differenza tra nozze combinate e forzate: mentre le prime nel suo paese sono legittime le secondo sono proibite. In Pakistan i matrimoni combinati sono leciti perché in essi i genitori si limiterebbero a proporre il potenziale partner ai propri figli o figlie limitandosi a dei semplici “suggerimenti”. Ma la decisione finale spetterebbe a chi deve sposarsi: che, addirittura, è chiamata ad esprimerla per “ben tre volte”. Un matrimonio forzato, invece, è vietato e severamente punito dalla legge perché, secondo l’ambasciatore, non terrebbe conto della volontà degli interessati.
Questa differenza essenziale esiste davvero? Dov’è il confine tra un “suggerimento” e una costrizione? Non sono questioni superflue, “da lana caprina”. A volte la violenza palese, proprio perché palese, può essere meno grave e pericolosa di quella nascosta. È più facile difendersi da un obbligo che indossa “il vestito giusto” della violenza, da un ricatto chiamato con il dolce nome di “suggerimento” che usa le catene invisibili degli affetti, delle tradizioni, del “si deve fare così perché da noi si è sempre fatto così”. Quanto pesano su un figlio o una figlia aspettative familiari e pressioni sociali? Le cronache degli scorsi giorni ci raccontavano che, nei colloqui di mesi fa con gli assistenti sociali a proposito delle resistenze della figlia nell’accettare il “suggerimento” del matrimonio combinato, la madre era scoppiata in pianto all’idea di non essere in grado di spiegare in patria quell’atto di libertà che veniva letto come un atto di ribellione. La violenza più terribile è quella che espropria dalla capacità di chiamare le cose con il proprio nome, e discettare tra “suggerimento” e “obbligo” è uno di questi casi. Può essere meglio essere schiavi con consapevolezza che andare contro la propria volontà soffocando i propri desideri, senza imparare ad ascoltare chi voglio essere io veramente. Con il suo tragico sacrificio Saman ci insegna il valore della libertà. Per nostra fortuna, la nostra civiltà occidentale non permette questi drammi ma non perdiamo questa occasione per riflettere sul valore della libertà che Saman ci insegna con il suo sacrificio. È davvero terribile per un figlio dover scegliere tra l’amore per i propri genitori e l’amore vero, spontaneo. Combinare non è molto diverso da forzare perché amare significa innanzi tutto essere liberi e volere la libertà di chi ci è accanto
Tratto da ilsussidiario.net