Articoli / Blog | 19 Giugno 2021

Agi – Saman, storia di una figlia non vista

«”E ora? Come faremo a spiegarlo in Pakistan? È una vergogna per la nostra famiglia”: poi Nazia Shaheen, 48 anni, , scoppia a piangere». Sono le parole con cui la madre di Saman Abbas raccoglie le comunicazioni degli assistenti sociali che cercavano di spiegarle come dovesse lasciare libera la figlia dal matrimonio combinato.
Con modalità diverse anche noi “occidentali ” possiamo spezzare i sogni dei nostri figli quando vogliamo che facciano il liceo come il padre o il nonno, quando imponiamo loro “l’attività di famiglia ben avviata” non riconoscendole come persone ma come nostri prolungamenti, come riscatto ai nostri desideri e ai nostri sogni infranti. La storia di Saman è la storia di una figlia non vista. È una storia dove l’orgoglio e il riconoscimento sociale hanno la meglio sull’amore, sull’amicizia. Una brutta storia che deve essere un monito per tutti. Nella loro sincerità le parole di Nazia dicono che se i genitori di Saman fossero stati soli, realmente al di fuori da quella “patria” pakistana pur lontana migliaia di chilometri ma nella quale erano totalmente immersi, probabilmente si sarebbero comportati come ogni genitore minimamente meritevole di quel nome si sarebbe comportato. E allora quando il consenso sociale, le relazioni della nostra patria spirituale smettono di essere casa, protezione, custodia e divengono prigione per noi e per i nostri figli? In Nazia che piange c’è un conflitto tra quanto le dice il suo cuore di madre e il “contagio emotivo” di quei valori che la sua patria morale le trasmette. Gli esperti sanno che il comportamento delle api non dipende da quanto decide il singolo individuo ma è comandato dall’emissione di quegli ormoni che dettano legge nell’alveare.

Durante una discussione con i farisei Gesù li rimprovera perché non sono liberi di cercare nel proprio cuore la verità che viene dal Padre ma sono schiavi del consenso del gruppo: “Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Gv 5,44). La questione di quale sia la nostra vera patria spirituale è decisiva. Dal riconoscerla e dal conoscerla dipende la nostra capacità di essere liberi di amare e di amarci.

Tratto da AGI