METRO – Ma il leone da tastiera nasce in famiglia
È facile sul web trovare sempre più gente che, protetta dall’anonimato, si lancia in commenti dove il livore, l’aggressività e l’arroganza la fanno da padroni. Sto parlando di quel “leone da tastiera” che spesso nasce fin da piccolo in famiglia. Il bambino trattato come principe ereditario, lo scolaro spalleggiato impunemente davanti al voto negativo è molto facile diventi un adulto con deliri di onnipotenza, qualcuno che crede di poter criticare e aggredire tutto e tutti.
È in famiglia dove si impara a accogliere sempre e comunque chi sbaglia, a perdonare, ad accompagnare errori e fragilità senza condirli con la malevolenza del giudizio o con la lente deformante di chi, davanti a un errore, guarda solo a quello e spazza via il resto.
In famiglia si possono imparare la bellezza della complementarità, del venirsi incontro, del compromesso inteso come il remare dalla stessa parte, senza suscitare il senso di colpa, senza pretendere la confidenza ad ogni costo: offrendo semplicemente con il proprio sguardo un porto dove potersi fermare, guarire, ricominciare. Non si tratta di non chiamare gli errori per nome ma di “stare accanto” con quella prossimità che solo una comunanza autentica di vita e di pensiero può dare. Altrimenti possiamo esprimere un’opinione, dare un consiglio, sempre tenendo presente che i principi assoluti mal si accordano con le nostre vite complesse.