Blog | 28 Aprile 2021

METRO – Cosa ci racconta quella follia in famiglia

Venerdì scorso, ad Avellino, Aldo Gioia è stato ucciso a colpi di coltello dalla figlia Elena e da Giovanni, il suo fidanzato. Avevano pianificato la strage dell’intera famiglia, durante la quale sarebbero dovute morire anche la moglie e la figlia più piccola. Il motivo? Il dissenso, del papà, di fronte alla loro relazione. Questa spiegazione è credibile? Mentre ascoltavo la notizia alla radio, la mia mente è subito corsa ad Erika ed Omar, i due fidanzatini di Novi Ligure che nel 2001, anche loro a colpi di coltello, uccisero la madre e il fratello di lei sperando di poter uccidere anche il padre. Dopo vent’anni il movente vero – in una cornice di assoluta follia – è apparso del tutto chiaro: con la strage che loro credevano di poter facilmente attribuire a dei ladri, avrebbero eliminato gli oppositori del loro amore ereditando tutti i beni familiari. Credo che ad Avellino non sia andata molto diversamente visti i tanti punti di contatto, persino quello dei coltelli. Solo persone totalmente slegate dalla realtà possono pensare che la polizia creda ad una tesi tanto sciagurata. Ma proprio il terrore di non saper affrontare la ruvidezza della realtà, l’incapacità di reagire di fronte ai no, pare essere il movente profondo e misterioso di questa follia. Però è cosa di sempre. Non è colpa dei giovani d’oggi, della DAD e del Covid. È la terribile folle fragilità della condizione umana.