Articoli / Blog | 17 Aprile 2021

Blog – Poste Italiane, se in tempo di Covid vincono gli stranieri

Leggo il giornale per andare in pausa, per tirare il fiato, per distrarmi.
L’altro giorno invece, mentre sfogliavo Il Corriere della Sera, la legnata sui denti è arrivata bella forte.
Con una lettera aperta a tutta pagina pagata come fosse pubblicità, la Blasetti, il produttore italiano che da oltre vent’anni forniva le buste a Poste Italiane, ha fatto sapere che probabilmente perderà la commessa. Siccome non può scendere oltre una certa offerta per via del costo del lavoro e delle tasse, è possibile che Poste si rivolga all’estero: forse la Cina o la Bulgaria, ho provato ad immaginare.
Mi ha colpito la notizia ma ho plaudito all’intelligenza con cui il signor Amedeo Blasetti ha fatto conoscere al popolo italiano il problema: se nessuno interverrà la Blasetti sarà costretta a licenziare, a non far ricadere reddito sul Pil italiano, e tutto ciò nel drammatico momento del Covid.
Che effetti avrà questa protesta civile e sensata? Governo se ci sei batti un colpo.

Ecco la lettera pubblicata sul Corriere della Sera e sul Sole 24ore:
«Nel mese di gennaio per le future commesse di buste, Poste Italiane ha richiesto delle quotazioni che la nostra azienda non ha potuto raggiungere – si legge nella lettera – Nessun altro produttore italiano è stato in grado di accettare le quotazioni richieste. Solo aziende straniere potrebbero soddisfare le richieste di Poste Italiane: il fatto non ci sorprende, conoscendo la ridotta fiscalità e il minor costo del lavoro di alcuni Paesi stranieri».
«In questo difficile anno la nostra azienda, messa a dura prova dal Covid, grazie alla disponibilità dei propri dipendenti ha continuato a svolgere puntualmente il lavoro a Voi necessario garantendo in tal modo il normale recapito della corrispondenza, servizio essenziale per la nazione – scrive ancora la Blasetti – Oggi perdere una fornitura di questa rilevanza ci costringerebbe, dopo oltre 100 anni di attività, ad importanti licenziamenti e a lasciare l’Italia, come hanno già fatto diverse società, dislocando parte della produzione in Paesi stranieri».
«È difficile comprendere come Poste Italiane, controllata dallo Stato per il tramite di Cassa Depositi e Prestiti ed il Ministero dell’Economia possa in questo drammatico momento dell’economia nazionale decidere di acquistare all’estero incentivando così la delocalizzazione delle aziende con conseguente riduzione occupazionale e mancati introiti fiscali e contributivi a danno dell’Erario. Inoltre a livello di impatto ambientale la nostra produzione in Italia non può essere paragonata ad una produzione svolta a notevole distanza che vedrebbe ogni anno centinaia di tir traversare l’Europa». «Noi tutti della Blasetti Spa – conclude la lettera – ci rivolgiamo a lei, Dr. Del Fante, affinché questa produzione resti in Italia e possa essere garantito il livello occupazionale, augurandoci che ogni mattina gli italiani possano continuare a ricevere nelle loro case e nei loro uffici buste ancora fabbricate in Italia».