METRO – I ragazzi e il web? Stanno imparando
Il primo codice della strada è del 1933 ma le prime automobili sono di fine ‘800. Esiste un “codice stradale” per il web? No, però stiamo imparando. Google è del 1998, TikTok del 2016. Il fiume costruisce il proprio argine scorrendo, noi stiamo imparando la sicurezza su internet usando la Rete. Ai genitori che preoccupati mi dicono che l’intera vita dei figli è nel telefonino rispondo spiegando che forse il problema non è il loro smartphone ma la loro vita. Non ho mai visto un tifoso della Roma trastullarsi col cellulare mentre guarda i video dei migliori gol di Totti. Oltre a ciò, naturalmente, qualche precauzione bisogna averla. La prima è rendersi conto che tutto quanto si mette sul web sarà accessibile a tutti per l’eternità. Ed è inevitabile sia così. Il figlio che adesso ci fa tanto divertire con le sue smorfiette tra pochi anni sarà un adulto forse non contento che, prima di un colloquio di lavoro come ingegnere edile, chi sta per parlare con lui “lo googoli” e veda il filmino in cui papà lo rimproverava perché non sapeva giocare a Lego e gli diceva “da grande non saprai mai costruire nulla”. Una seconda è rendersi conto che il 99% di noi non interessa né al Mossad né alla Cia però, forse, lo sforzo di mettere come password qualcosa di più complicato di 1,2,3,4 o della nostra data di nascita potremmo farlo. Anche questa è cittadinanza digitale. O per lo meno gli inizi