Articoli / Blog | 01 Febbraio 2021

ORA – Trump silenziato dai social, ma chi decide cosa si può dire?

Nei giorni scorsi gli utenti di Telegram hanno ricevuto nelle loro chat delle parole in cui il principale concorrente di WhatsApp si rallegrava per aver superato i 500 milioni di utenti attivi: “solamente nelle ultime 72 ore, più di 25 milioni di nuovi utenti si sono uniti da tutto il mondo” concludeva trionfalmente.
Come sappiamo tutti, la crescita di Telegram in questi termini (ma qualcosa di molto simile avviene verso Signal ed altre app del genere) è semplicemente conseguenza del ban deciso da Twitter, Facebook e Instagram verso Trump (e per 12 ore verso il quotidiano Libero). Gli utenti, sapendo essere WhatsApp proprietà di Zuckerberg, temono genericamente per la loro privacy e credono, passando alla concorrenza, di “dare una lezione ai social”, incoraggiati in questo dai mezzi di comunicazione standard (testate tradizionali, radio e televisione) che hanno per qualche ora la possibilità di vendicarsi di coloro che in pochi anni li hanno fatti diventare vecchi.
In verità quanto avvenuto a Trump (e a Libero e ad altri) è molto grave e pone una domanda per la quale ormai la risposta degli Stati è inderogabile; a quale autorità politica debbono obbedire Facebook, Twitter e tutti gli altri social (Telegram e Signal compresi)?
Non dobbiamo dimenticare un principio fondamentale dello Stato moderno e cioè che nessuno può fare nel proprio privato “qualsiasi cosa”. Un pasticciere non può decidere di non servire nel proprio locale le persone dalla pelle nera o gli omosessuali, perché verrebbe denunciato, subirebbe un processo e verrebbe condannato. Allo stesso modo, il proprietario di una villa con parco non può decidere di bruciare una notte le proprie piante per godersi lo spettacolo di un incendio “tanto sono a casa mia e faccio quello che voglio”. Per i due esempi che ho fatto, se la loro location fosse l’Italia interverrebbero le forze del nostro paese, nel caso dei social invece, che sono contemporaneamente ovunque, chi comanda per davvero? A questa domanda devono rispondere gli Stati e non i social. Questi ultimi semplicemente cercano di comportarsi al meglio secondo i loro interessi) in un territorio in cui la politica non ha avuto colpevolmente la capacità di intervenire e di dire la propria.
Non dimentichiamo poi che Telegram, Signal ecc. sono esattamente come tutti gli altri perché sono tutti governati non dall’ideologia (di destra o di sinistra che sia) ma dai soldi. Nessuno social (come nessuna cassaforte) è sicuro in assoluto: perché tutti, fornendo degli straordinari servizi gratuti, lavorano per soldi. Significa quindi che la “merce” venduta è l’utente: e ciò vale per WhatsApp come per Telegram. Unica eccezione degna di nota è Wikipedia, di cui proprio in questi giorni cadevano i vent’anni. Quella sì che è diversa da tutte le altre perché vive solo di donazioni. Sappiamo che è imperfetta ma tutti usiamo wikipedia perché abbiamo tutti fiducia in essa, e questa è la cosa più meravigliosa che ci sia. Sappiamo che lì uno vale uno, che il 99% delle informazioni è esatto, e che dietro gli argomenti divisivi ci sono, come ovvio, le divisioni reali del pensiero degli uomini. Insomma, se proprio dobbiamo, alziamo i calici e brindiamo a Wikipedia. Tutto il resto, non illudiamoci, è uguale. E che anche i governi si prendano un po’ di colpa, non solo i social.

Tratto da ORA