Articoli / Blog | 29 Gennaio 2021

Agi – Il campionato senza pubblico e le parole del Papa sul vangelo

Papa Francesco, nella terza domenica del tempo ordinario, ritorna su una delle sue idee madri: l’importanza per il cristiano, e non solo, di leggere ogni giorno qualche riga del vangelo. Per un credente il vangelo non è un libro come gli altri ma, essendo Gesù la Parola Incarnata del Padre, la raccolta delle sue parole rende possibile una particolare efficacia dell’azione dello Spirito Santo dentro ciascuno di noi.
Alla prova dei fatti però noi ce ne dimentichiamo spesso e questo accade perché non sappiamo coniugare le parole dette duemila anni fa con la nostra vita quotidiana. Il segreto per riuscire a rendere il vangelo una presenza quotidiana è scoprire che esso è già in se stesso “una presenza quotidiana”.
La domenica in cui il Papa chiedeva di tornare a dare importanza al vangelo era, per esempio, quella dove si concludeva il girone d’andata del campionato di calcio: ovvero il girone d’andata di un campionato che è il primo (e speriamo l’ultimo) senza pubblico. Ci sono stati moltissimi gol e risultati sorprendenti e, secondo gli esperti, tutto ciò sarebbe dovuto in gran parte all’assenza di pubblico: ci sono giocatori, soprattutto i più giovani – ha dichiarato per esempio Fabio Capello – che senza pubblico segnano più gol, rendono di più, perché hanno più coraggio.
È, in maniera macroscopica, il problema che abbiamo tutti: dare un’enorme importanza al giudizio degli altri su di noi. Tutti sentiamo la spinta a stare nel gruppo perché stare nel gruppo, nell’organizzazione sociale, ci fa sentire protetti, “dalla parte giusta”, non siamo soli ad affrontare la vita. Ma proprio questa atmosfera di sicurezza è spesso la catena che ci tiene in prigione, che ci impedisce di essere noi stessi e che ci spinge a tradire le nostre aspirazioni. Ciascuno di noi, ecco l’insegnamento che ci arriva da un campionato come questo, ha “un pubblico” al quale rendere conto in misura più o meno conscia: e il vangelo potrebbe aiutarci proprio a liberarci in buona misura di tutto ciò. Gesù Cristo, che si creda o meno che fosse Dio, è stato certamente una persona che è andata contro le attese del suo “ pubblico”: sia che fossero i parenti, gli amici o i potenti del suo tempo. In una discussione, Cristo dice ai farisei che per loro è impossibile seguirlo non perché non sappiano, nel loro intimo, che lui abbia ragione ma perché, seguendolo, avrebbero perso il consenso del loro gruppo. “Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Gv 5,44). Comprendiamo da soli che leggere una frase come questa la mattina prima di andare in ufficio o di entrare in una dinamica relazionale importante, sarebbe infinitamente liberante: e ciò a prescindere che si sia credenti e praticanti. Ecco perché le parole di Bergoglio sul vangelo hanno un loro valore universale.

Tratto da AGI