Articoli / Blog | 28 Ottobre 2020

METRO – L’unica è farsene una ragione

Il semi lockdown che stiamo vivendo è terribile perché non si riferisce principalmente a delle normative rigide e rigorose ma alla friabilissima percezione personale di un problema che viene declinato in mille modi diversi dagli esperti.
Il decreto del 9 marzo scroso faceva stare tutti a casa: ora invece noi tutti ci troviamo continuamente a decidere in base a conoscenze soggettive e a motivazioni personali se uscire o meno, se viaggiare o no, se la distanza di chi si rivolge a noi è sicura o esagerata. Fino ad oggi ciascuno di noi – e solo ciascuno di noi – decideva della propria salute e per cosa valeva la pena rischiarla ma oggi non è più così: siamo continuamente chiamati a ridiscutere i confini di una prossimità, la nostra, che in realtà non sappiamo neppure nominare. Nessuno di noi sa dire perché, istintivamente, preferisce tenersi o togliersi una mascherina o intimare all’altro di farlo mentre valuta, se la distanza è sufficiente o meno. Tutto questo è desolante e per sopravvivere l’unica strada è quella che ho imparato frequentando Rebibbia: lì, i detenuti più sereni sono quelli che raccontano a se stessi la verità del loro essere in carcere e in questo modo accettano i limiti che sono loro imposti. Altrettanto dobbiamo fare noi. È duro da raccontarselo ma è la verità: finché non avremo il vaccino saremo in carcere. E l’unico modo per sopravvivere è farsene una ragione

Tratto da METRO