Blog – Maurizio Sarri. Un uomo solo, che per questo non è più al comando
Ogni tanto scrivo di calcio, convinto come sono che, almeno per noi italiani, esso sia “centro e radice di vita esteriore”, e torno a farlo ogni qualvolta mi sembra che dal calcio arrivi un insegnamento per la nostra vita quotidiana.
Ritengo che l’esonero “chirurgico” di Sarri sia uno di questi casi, vista l’evidenza con cui parla di solitudine in un ambiente che all’inizio è solo quello del lavoro ma poi, nel giro di un solo anno, diventa quello della vita.
I giornali dicono che la motivazione data da Andrea Agnelli all’ex mister sia stata che tra lui e la squadra “non era mai scattata la scintilla”. Non mi meraviglio che sia così se mi tornano alla memoria tutte le volte in cui, durante una conferenza stampa, Sarri chiedeva di abbassare le luci che lo infastidivano e l’errore si ripeteva alla conferenza stampa successiva. Particolari banali si dirà, ma significativi, se pensiamo che primo dovere del capo di un azienda è costruire un luogo di lavoro che faccia sentire a casa i propri dipendenti facendo così capire loro che possono fare la differenza. Se devi esigere calcio a gente come Ronaldo la società deve dare a lui e a tutti i giocatori la percezione che il mister non va “obbedito” solo perché ha l’autorità che gli deriva dal ruolo ma perché l’intero ambiente ha fiducia in lui.
Nella Juventus di Sarri questo non è mai successo e i “troppi” like dei giocatori come Douglas Costa, Mandzukic, Emre Can, come il silenzio di Pjanic che saluta tutti ma ‘silenzia’ il tecnico, sono lì a dimostrarlo.
Quando i leader arrivano davvero a guadagnarsi la fiducia, le organizzazioni riescono di colpo a cambiare al di dentro e grazie a questa fiducia nascono spontaneamente nei singoli quella serie di comportamenti per cui il tutto è maggiore della somma delle parti; se invece quella fiducia non c’è i giocatori iniziano a lavorare come solisti, quasi l’uno contro l’altro, perché devono proteggersi dall’ambiente negativo che si è creato. E che la Juve fosse diventata una squadra di solisti è uno dei commenti che trovo più diffusi scorrendo le cronache.
Emre Can, ex Juve dal mercato di gennaio, si è lamentato di essere stato fatto fuori dalla lista Champions con una telefonata di 20 secondi, e spesso Sarri raccontava in conferenza stampa di aver deciso certe esclusioni senza parlare con gli interessati.
Alla fine si torna sempre lì, alla questione del tempo che dedichiamo agli altri. La gente ci chiede: prenderai il tempo per conoscermi come persona o rimarrai al livello delle frasi fatte che si dicono su di me?