Blog / L'Angolo del Teologo | 31 Luglio 2020

Il cancelliere di Efeso – Si può criticare il Papa?

Spesso si leggono critiche sull’operato di Papa Francesco.
Alle volte si sentono accuse molto dure e pesanti
Non solo dall’esterno della Chiesa e a questo ci eravamo abituati. Ma dal suo stesso interno; e non da settori che si pongono al margine dell’istituzione e che la contestano in quanto tale.
Ma da chi si sente “cattolico, apostolico e romano”. Sono atteggiamenti che feriscono, ancora prima di poter stabilire la loro pertinenza e se hanno fondamento.
Si sviluppa una polemica di chi è a favore e di chi è contro che non fa altro che acutizzare la ferita e non porta ad altro che alla divisione che è ciò che il “Nemico della Chiesa” “il Principe delle Tenebre”, vuole.
Vorrei, attraversi questo blog aiutare i confusi a scegliere la via giusta.

Trascrivo di seguito alcune parole di san Josémaria:

“Perché siano una cosa sola, come lo siamo noi” [Gv 17, 11], chiede Cristo al Padre; “Perché tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi una sola cosa in noi” [Gv 17, 21]. La continua esortazione all’unità sgorga costantemente dalle labbra di Gesù Cristo, perché “ogni regno diviso in sé stesso cade in rovina, e nessuna città o famiglia divisa in sé stessa può stare in piedi” [Mt 12, 25]. Predicazione che diventa desiderio ardente: “Ed ho ancora altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo radunare, e ascolteranno la mia voce, e si avrà un solo gregge, e un solo pastore” [Gv 10, 16].

Con che meravigliosi accenti il Signore ha esposto questa dottrina! Moltiplica le parole e le immagini affinché possiamo comprenderlo, perché resti ben impressa nella nostra anima questa passione per l’unità: “Io sono la vera vite, e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché frutti di più… Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può recare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” [Gv 15, 1-5]. (dall’Omelia, “La Chiesa nostra Madre”)

Allego inoltre un articolo di un anziano sacerdote, don Antonio Villa, apparso recentemente sulla rivista Tempi, che non vuole mediare o sciogliere nodi, ma ci vuole aiutare ad accostarci al Mistero della Chiesa, con il “senso soprannaturale” e di fede con cui ci dobbiamo accostare a tutti gli altri misteri che riguardano l’Uomo/Dio, Gesù Cristo, di cui la Chiesa ne é il “Corpo Mistico”.

Qui l’originale tratto dal blog Il Cancelliere di Efeso
Il cancelliere di Efeso, o segretario, è un personaggio anonimo che compare negli Atti degli Apostoli e risolve con molta semplicità una situazione esplosiva: davanti alla predicazione di Paolo alcuni artigiani di Efeso, sentendosi danneggiati, aizzano la folla e si recano allo stadio, trascinandovi alcuni compagni di Paolo. Che vorrebbe presentarsi, ma é trattenuto dai suoi amici. A quel punto, quando la folla rumoreggia e la violenza sembra sul punto di esplodere, il cancelliere, un magistrato della città, con calma e responsabilità, prende la difesa di Paolo e dei suoi amici, scioglie l’assemblea, convincendo Demetrio l’argentiere a cercare giustizia, nelle sedi opportune. Mi piace di lui la capacità di fare fino in fondo il proprio lavoro con competenza e giustizia, garantendo così la libertà per tutti. (At. 19, 35)