Blog / Scritti segnalati dal blog | 06 Luglio 2020

Carmelo Persico – Gesù Cristo e l’espiazione

Carmelo Persico è nato a Randazzo di Catania nel 1954 ed è un Anziano della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. È “referente” – ovvero direttore – della Comunicazione del Palo di Roma est della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, più spesso conosciuti come mormoni. La denominazione Palo di Roma est corrisponde al concetto cattolico di diocesi: ovvero è un’espressione territoriale non nazionale della Chiesa. Conobbi Carmelo Persico in occasione della stesura de Le religioni spiegate ai giovani . Mi ha scritto recentemente dicendosi felice se avessi fatto conoscere questi suoi pensieri su Gesù. Credo interessante far conoscere una dottrina su Gesù diversa da quella della Chiesa Cattolica: vengono citati anche autori estranei alla Bibbia Cristiana

Qualcuno ha detto che una persona non apprezza il cibo fino a quando non ha
fame, analogamente non si può apprezzare la salvezza di Cristo fino a quando non si conosce il motivo per cui si ha bisogno di Lui.
Ogni essere umano è un beneamato figlio e figlia di Dio, che a un certo punto
della sua esistenza viene in questo mondo per vivere la sua grande esperienza terrena. Nasce dotato di innocenza e della libertà di scegliere, ma presto imparerà che due grandi mali incombono inevitabilmente su di lui: la morte fisica e, dopo l’età di otto anni, anche il male e il peccato. Nessuno è esente; giovane o vecchio, ricco o povero, istruito o ignorante, tutti
vanno incontro alla morte; come pure tutti, per via della fragilità umana, sono
soggetti a errori, trasgressioni e peccati talvolta gravi. Finita questa esperienza terrena, però, l’uomo non cade nell’oblio, il suo corpo torna sì alla terra, ma il suo spirito continua a vivere in un altro mondo, quello degli
spiriti, con tutte le sue facoltà intellettive.
In quel nuovo mondo gli verrà chiesto un rendiconto delle proprie azioni
compiute sulla terra e poiché nessuno è in grado di vivere in perfetta armonia con le leggi divine, egli dovrà subire un giudizio di condanna.
Questa sarebbe la fine dell’uomo, considerando che egli non è in grado di
liberarsi dalle tremende catene della morte e del peccato, nè di assicurarsi una immortalità organica e una felicità senza fine.
Ma la buona notizia è che Dio, il Padre di tutti noi, ha rivelato un piano di
felicità per i suoi figli. Lo ha rivelato tramite i suoi profeti antichi e moderni. Il piano prevede la Creazione, la Caduta dell’uomo e l’Espiazione di Gesù Cristo, il Messia promesso. Era necessario, perciò, che tutti i figli di spirito di Dio scendessero nella mortalità per conoscere la gioia e il dolore, la salute e la malattia, la verità e l’errore e per essere messi alla prova nella libera scelta tra il bene e il male. E poiché il male e il peccato avrebbero coinvolto in diversa misura tutti i figli di Dio, il Padre Celeste scelse un Salvatore per noi, il quale avrebbe compiuto una “espiazione” infinita di tutti i nostri peccati e riscattare così l’umanità dal suo stato
decaduto.
Non tutti i figli di Dio, però, accettarono il piano. Lucifero, uno spirito di luce, e altri che lo seguirono, lo rifiutarono, per cui divennero nemici di Dio e furono scacciati sulla terra dove fu loro consentito di tentare gli uomini al male.
Ora, le scritture ci insegnano che anche l’uomo naturale è un nemico di Dio,
nel senso che la natura umana, con le sue debolezze e fragilità, ha una inclinazione naturale verso il male. Mentre il bene richiede uno sforzo individuale per superare l’ego e scegliere tra ciò che è giusto, secondo Dio, e ciò che non lo è, il male, invece, considerati i frutti cattivi dell’orgoglio e dell’egoismo che prosperano nel mondo, si può dire che corre in discesa e il suo successo è notevole.
L’uomo naturale, dunque, è sotto condanna, che lo riconosca o meno. La legge
della giustizia, prima o poi, ne esigerà il pagamento con l’angoscia e la sofferenza.
A questo punto l’uomo naturale, per tornare a Dio, deve riconciliarsi con Lui;
deve spogliarsi della sua natura decaduta, gettare via il suo abito naturale e, cosa importante, non rimanere nudo, ma rivestirsi di un abito nuovo, di una nuova vita; questo abito nuovo, questa nuova vita non è una ideologia, né una ascesi; è una persona: Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Questa vestizione viene descritta dall’apostolo Paolo con queste parole: “avete
imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici, ad essere, invece, rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è fatto ad immagine di Dio ” (Efes.4:22-24).
“Vestitevi di tenera compassione,di benignità, di umiltà, di dolcezza, di
longanimità…e sopra tutte le cose vestitevi della carità che è il vincolo della perfezione” (Colos. 3:12).
Re Beniamino, un profeta del libro di Mormon vissuto nel 124 a.c., insegnò
al popolo: “Poichè l’uomo naturale è nemico di Dio, lo è stato fin dalla caduta di Adamo, e lo sarà per sempre…a meno che non ceda ai richiami dello Spirito, si spogli dell’uomo naturale e sia santificato tramite l’espiazione di Cristo, il Signore, e diventi come un fanciullo, sottomesso, mite, umile, paziente, pieno d’amore” (Mosia:3:19)
Gesù stesso, parlò a Nicodemo dicendo: “…bisogna che il Figlio dell’Uomo
sia innalzato, affinché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna. Poichè Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”. (Giovanni 3:14-16).
E ancora “Chi non dimora nella dottrina di Cristo non ha Iddio. Chi dimora nella dottrina di Cristo ha il Padre e il Figlio. (2 Giov. 1:9). Infatti “in nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo a essere salvati” (Atti
4:12).
A buon ragione qualcuno ha detto che chi pensa di credere in Dio e rigetta
Gesù Cristo vive in un mondo di fantasia e di delusione. La nascita di Gesù Cristo fu, decisamente, un fatto straordinario. Egli nacque da Maria, una donna mortale e da Dio, un essere immortale. Per tale paternità divina Egli è l’unico a rivendicare il titolo di “Unigenito Figlio di Dio”. “Unigenito” nella
carne e “Primogenito” nello spirito, essendo il primo nato tra i figli di Dio.
Poichè Gesù è Dio, anzi il Figlio di Dio, Egli ha il potere sulla morte. Ecco le sue parole: “Per questo il Padre mi ama; perché io depongo la mia vita, per
ripigliarla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho potestà di deporla e ho potestà di ripigliarla”. (Giov.10:17-18) Poichè Gesù è Dio, anzi il Figlio di Dio, Egli ha il potere di perdonare i peccati di coloro che si pentono e vengono a Lui. “Se confessiamo i nostri peccati – scrisse l’apostolo Giovanni – Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da
ogni iniquità…Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, anche per quelli di tutto il mondo” (1 Giov. 1:9, 2:2). Con la sua Resurrezione, Gesù vince la morte e con la sua Espiazione, nel Getsemani e sulla croce, concilia le esigenze della giustizia con quelle della
misericordia, superando i due grandi mali dell’uomo: la morte e il peccato.
L’espiazione di Cristo è senza tempo; è retroattiva, è proattiva, è infinita.
Questa è la buona notizia.
In merito alla resurrezione leggiamo: “Come tutti muoiono in Adamo – scriveva Paolo ai Corinzi – così anche in Cristo tutti saranno vivificati…il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente” (1 Corinzi 15:22)
Riprendere il proprio corpo rivestito di immortalità è un dono gratuito per
chiunque, offerto dalla resurrezione di Cristo. E’ un dono senza condizioni e
abbraccia tutte le creazioni di Dio.
Il dono del perdono, a seguito dell’espiazione di Cristo, a differenza del primo, è condizionato, ossia dispiega i suoi effetti solo a condizione del pentimento e alla conversione a Cristo e al suo Vangelo.
Se Gesù non fosse risorto, ipotizzava l’apostolo Paolo, allora neppure noi
potremmo risorgere né essere purificati dal peccato e dunque la nostra fede sarebbe vana. Ma egli ci rassicura con la sua testimonianza: “Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono” (1 Corinzi 15:20).
Adesso conosciamo il motivo per cui abbiamo bisogno di Gesù Cristo.
Il tutto ha inizio con un forte desiderio di fede in Dio, con una emozione del
cuore, perché è il cuore che Dio vede e conosce, è il cuore il luogo della memoria dello spirito, nel quale possiamo trovare sentimenti di amore verso il Padre Celeste e il suo Figliuolo Gesù Cristo.
Sentire il loro amore per noi e desiderare di ricambiarlo è il primo passo verso la vita e la felicità.
Un religioso del medioevo lasciò scritto: “Preferisco sentire il pentimento nel
mio cuore, anzichè saperlo descrivere”ad indicare quanto sia più profonda e veritiera la motivazione del cuore nel processo di conversione a Cristo, rispetto
all’accostamento della ragione.
Nel momento in cui percepiamo quanto siamo importanti per il Padre Celeste e
il Suo Figliuolo Gesù Cristo, apprezzeremo sempre di più la sicurezza protettrice della sua espiazione. Se vogliamo fare veramente la volontà di Dio allora dobbiamo volgere tutto il nostro cuore, mente e facoltà alla conoscenza del Signore Gesù e convertirci a Lui, “Poichè questa è la volontà del Padre mio – disse Egli – che chiunque contempla il Figliuolo e crede in Lui abbia vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giov. 7:40).
Allo stesso modo, dopo la sua resurrezione, il Signore apparve ai Nefiti nel
continente americano, e disse loro: “…il Padre comanda a tutti gli uomini, ovunque, di pentirsi e di credere in me. E chiunque crede in me ed è battezzato, questo sarà salvato; e questi sono coloro che erediteranno il regno di Dio” (3 Nefi 11:32-33).
Con queste parole Gesù dichiara di essere la via, la verità e la vita.
E’ cruciale, pertanto, che l’uomo naturale si riconcili con Dio entrando in
alleanza con Gesù Cristo tramite il battesimo di pentimento e il dono dello Spirito Santo, come Egli stesso ci ha insegnato dandoci l’esempio, pur essendo innocente.
Con questa alleanza l’uomo naturale si sveste del suo vecchio abito e si
riveste di Cristo; si libera del vecchio uomo e nasce uomo nuovo a somiglianza di Cristo. Gesù prende le nostre colpe e i nostri peccati che diventano suoi ed egli soffre per essi, ma allo stesso tempo la sua innocenza e la sua purezza diventano nostre e noi diventiamo puri e giusti, come diceva l’apostolo Paolo: “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli (Dio) lo ha fatto essere peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui”. (2 Corinzi 5:21).
Così, nell’alleanza battesimale tra noi e Gesù siamo circondati dalle braccia
della salvezza, poiché il giogo di Cristo è leggero e si adatta alle nostre forze. A noi è
richiesto un cuore e una mente ben disposta e non la perfezione; ciò è sufficiente
perché la grazia di Cristo sopperisce alle nostra parte mancante.
Tuttavia il prezzo da offrire per la remissione dei peccati è il pentimento e
l’abbandono di tutti i peccati.
La legge, in sè stessa, è solo un mezzo e non ha il potere di cambiare
il cuore. Gesù cambia il cuore, la mente, la personalità e la natura dell’uomo.
Alla fine ci rendiamo conto che lo scopo della vita mortale è quello di diventare uno con Cristo e guadagnare, tramite questa unione, la perfezione e la felicità della vita eterna.
Gesù porta la sua rettitudine e noi ci impegniamo a osservare i suoi
comandamenti; Gesù porta la sua grazia e noi le nostre imperfezioni.
Tuttavia, esse si annullano nella sua perfezione e la nostra debolezza spirituale si compensa con la sua natura divina, così che diventiamo uno con Lui.
Ed è così forte questa unione che l’apostolo Paolo esclamò: “Non sono più io
che vivo, ma Cristo vive in me. La vita che io vivo in questo mondo la vivo per la fede nel Figlio di Dio, che mi ha amato e volle morire per me”. (Gal.2:20).
A questo punto i conti vengono pareggiati.
Nel libro di Mosè si legge che Dio parlò ad Adamo dicendo: “Dato che i tuoi
figli sono concepiti nel peccato, così quando cominciano a crescere, il peccato
concepisce nel loro cuore…ed è dato loro di distinguere il bene dal male…
…insegnalo, dunque, ai tuoi figli, che tutti gli uomini, ovunque, devono pentirsi, o non possono in alcun modo ereditare il regno di Dio, poiché nessuna cosa impura può dimorarvi, ossia dimorare in sua presenza; poiché, nella lingua di Adamo, “Uomo di santità” è il suo nome e il nome del suo Unigenito è il Figlio dell’Uomo, sì, Gesù Cristo, un Giudice giusto che verrà nel meridiano dei tempi.
Perciò ti do un comandamento di insegnare liberamente queste cose ai tuoi
figli dicendo che per via della trasgressione viene la caduta, caduta che porta la morte; e dato che nasceste nel mondo mediante l’acqua, il sangue e lo spirito, che io ho fatto, e così diveniste un’anima vivente, proprio così dovete nascere di nuovo, nel regno dei cieli, di acqua e di Spirito, ed essere purificati mediante il sangue del mio Unigenito, affinchè possiate essere santificati da ogni peccato e godere delle parole di di vita eterna in questo mondo, e della vita eterna nel mondo avvenire, si, di gloria immortale” (Mosè6:58-59).
Ogni genitore, pertanto, ha la responsabilità di parlare di Gesù Cristo ai propri figli e del piano di felicità preparato da Dio fin dalla fondazione del mondo.
Esaminiamo ora quattro esempi, tratti dalla scritture, di come il potere
dell’Espiazione di Cristo abbia cambiato il cuore di questi uomini.
– La prima è la storia di un capo dei pubblicani, molto ricco, di nome
Zaccheo. I pubblicani riscuotevano le tasse e alcuni ne abusavano per cui non
godevano di buona fama. Zaccheo era uno di loro. Diremmo che era un uomo
naturale.
Un giorno Gesù si recò nel luogo dove egli abitava e vedutolo gli chiese di
pranzare a casa sua. Ne fu lieto. Non sappiamo cosa si dissero durante quel tempo, ma il fatto certo è che quell’uomo fu toccato nel cuore da Gesù e portato al pentimento, a tal punto che riconobbe di avere fatto molto male ai suoi simili; si pentì e promise al Signore: “Ecco, Signore, la metà dei miei beni io la do ai poveri; e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli darò il quadruplo” (Luca 19:8)
Possiamo solo immaginare come sia cambiata la vita di Zaccheo e quale gioia
sia entrata nel suo cuore al posto del rimorso e dell’angoscia che lo avevano oppresso fino a quel giorno. Ora la sua vita sarebbe stata benedetta e di conseguenza anche quella degli altri.
Nel 420 a.c. un certo Enos, un discendente del gruppo di quegli israeliti che
erano giunti dalla terra di Gerusalemme, via mare, nel nuovo mondo, era stato istruito da suo padre riguardo le sacre scritture e la futura venuta di un Messia, un Salvatore del mondo. In un particolare momento della sua vita, nacque in lui un forte desiderio di conoscere Dio. Era così forte il suo desiderio che insistentemente, giorno e notte, pregava in ginocchio, implorando Dio di perdonare i suoi peccati. Un giorno, mentre era in preghiera, giunse a lui una voce che gli disse: “Enos, i tuoi peccati ti sono perdonati e tu sarai benedetto” . Sorpreso chiese: “Signore come avviene ciò”? E il Signore gli disse: “Per la tua fede in Cristo, che tu non hai mai prima d’ora né udito né visto” (Enos 1:5-8).
Da quel momento il suo cuore fu mutato. Nacque in lui un grande amore per
il Signore e per i suoi fratelli i Nefiti e anche per i Lamaniti che si erano allontanati dai comandamenti di Dio. Egli divenne un predicatore di giustizia, un uomo giusto di grande fede per tutti i giorni della sua vita e morì con la gioia nel cuore di incontrare un giorno il suo Redentore, nel regno di Dio.
Nel 74 a.c. un certo Alma, mentre era occupato a usare violenza su persone
innocenti, improvvisamente gli apparve un angelo che lo rimproverò fortemente. Fu tale il suo sbigottimento che per alcuni giorni rimase come tramortito, senza parlare. Fu preso allora da un grande rimorso e angoscia per i suoi peccati e le sue cattive azioni che cadde in un tormento dell’anima che lo straziava al punto tale che provava orrore di quanto male aveva causato ai suoi simili. Mentre si dibatteva in questa angoscia si ricordò che suo padre, che era un uomo giusto, aveva parlato della futura venuta di un certo Gesù Cristo, un Figlio di Dio, per espiare per i peccati del mondo. Fu allora che con tutte le forze della sua anima egli gridò nel suo cuore: “O Gesù, tu Figlio di Dio, abbi misericordia di me che sono nel fiele dell’amarezza e sono circondato dalle catene eterne della morte” (Alma: 36:18).
A queste parole la sua angoscia improvvisamente svanì, lo strazio della sua
anima a causa dei suoi peccati cessò e nel suo cuore entrò una gioia e una luce
meravigliosa tanto grande quanto grandi erano state le sue sofferenze. Egli era
diventato una nuova creatura e subito cominciò a raccontare a tutta la gente ciò che gli era successo e che era nato da Dio. Da quel momento dedicò tutta la sua vita a predicare il pentimento e la grazia del Signore Gesù Cristo.
Paolo di Tarso, cittadino romano, seppure ebreo della corrente farisaica.
Cresciuto alla scuola di Gamaliele, un famoso rabbino stimato per la sua saggezza e condotta di vita, professava una attitudine rigorosa verso la legge, cosa che non fu sufficiente a mutare la sua natura di uomo naturale. Un giorno mentre si dirigeva verso Damasco “una luce dal cielo gli sfolgorò
d’intorno. Ed essendo caduto a terra udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo
perché mi perseguiti?. Ed egli disse: Chi sei Signore? E il Signore: il sono Gesù che tu perseguiti”. (Atti 9:3-4). Paolo rimase a Damasco alcuni giorni ospite di Anania. Fu battezzato, divenne un uomo nuovo e subito si mise a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figliuolo di Dio.
Zaccheo, Enos, Alma, Paolo erano uomini naturali come tutti noi, ma Gesù
Cristo ha cambiato il loro cuore e la loro vita come può farlo con molti di noi.
In conclusione, faccio mie le parole e i sentimenti verso il mio Signore di un
profeta di Dio, Gordon B. Hinckley:
“Gesù è il mio amico, nessun altro mi ha dato altrettanto.
Egli è il mio esempio, Egli è il mio insegnante, Egli è il mio guaritore,
Egli è la mia guida.
Egli è il mio Redentore e Salvatore. Egli è il mio Dio e il mio Re.
Egli regnerà come Re dei re e Signore dei signori per tutta l’eternità.
Non ci sarà fine al suo dominio. La sua gloria non si oscurerà.
Nessuno può prendere il suo posto, nessuno può farlo.
Senza macchia e senza peccato, Egli è l’Agnello di Dio davanti al quale io mi inginocchio e grazie al quale mi avvicino al mio Padre nei cieli”.

Carmelo Persico – Roma 30 giugno 2020

Carmelo Persico