Articoli / Blog | 20 Aprile 2020

Blog – App della salute, una privacy “pubblica”

Sembra ormai sicuro che quando riprenderemo ad uscire di casa dopo il lock down dovremo farlo in modo graduale. Una delle cautele – in attesa del vaccino che sarà la vera soluzione al Covid-19 – sarà utilizzare una app che, seguendo l’impronta dei nostri spostamenti ci avviserà, quando saremo in giro, se rischiamo di avvicinarci a qualcuno che è stato positivo. Sono allo studio diverse modalità per garantire la nostra privacy ma è chiaro che quanto sta per accadere ci spinge a riflettere sui falsi dualismi – uno di essi è la netta separazione tra pubblico e privato – con i quali siamo abituati, mentendoci, a strutturare il nostro modo di ragionare.
Per fare un esempio, pensiamo a quando nei rapporti con le nostre mogli, sorelle, compagne, figlie, amiche, insomma nella nostra interazione con il mondo femminile, insinuiamo che prima o poi dovranno scegliere tra “la carriera e la famiglia”. Perché? Non sono due cose incompatibili. Credo che tutti noi, se ci fermiamo un attimo a pensare liberi da pregiudizi, siamo in grado di fare esempi di donne che hanno fatto carriera non solo che avevano famiglia, ma anche perché avevano una famiglia: visto che la stabilità affettiva può essere una risorsa fondamentale per ricaricare le nostre energie, la nostra voglia di vivere.

L’invenzione del dualismo pubblico-privato, ovvero quell’idea per cui il pubblico si contrappone al privato, è tutta contemporanea ed è falsa. Per crescere un bambino ci vuole un villaggio, dicono in Africa, ed è vero: basta riflettere sulla tristissima realtà per cui nessuna famiglia può riuscire a farcela da sola. Senza stare a scomodare l’opposizione polare di Romano Guardini (la convinzione del teologo tedesco cioè per cui la condizione umana è contrassegnata dal gioco di molteplici opposizioni che mai si confondono né si fondono ma che, rimanendo sé stesse, inverano l’esistenza) la creazione di una app che in qualche modo comunicherà agli altri il nostro stato di salute è lì a dimostrare che la vita, forse, è tenere distinto – ma non a separare e contrapporre – ciò che in realtà è sempre mescolato perché per certi versi è inseparabile. Ovviamente nella vita di ciascuno di noi ci sono dimensioni più intime e ci sono situazioni più sociali o pubbliche ma spesso quelli di cui parliamo sono tutti aspetti strettamente intrecciati. Perché se io parlo della mia vita – e quando parlo della mia salute di cosa sto parlando se non della mia vita? – in essa c’è sia la mia dimensione pubblica che quella privata. Le due si parlano e si costituiscono a vicenda e starà a noi non frammentare ancora di più un mondo già a pezzi, ma entusiasmarci al compito tipicamente umano della ricomposizione.