Blog – Venerdì Santo di Covid-19, Memorabile Via Crucis di Papa Francesco in Piazza San Pietro vuota
Oggi nuovo storico gesto di Papa Francesco durante l’emergenza Coronavirus. Dopo la Piazza san Pietro vuota di venerdì 27 marzo, questa sera alle 21 lo stesso imponente scenario accoglierà la Via Crucis del Venerdì Santo: le braccia del colonnato che Bernini concepì nel 1657 abbracceranno una piazza San Pietro “senza concorso di popolo” dove si terrà una Via Crucis che passerà alla storia per essere quella celebrata durante la pandemia del Coronavirus.
Sarà una processione quasi solitaria che sarà trasmessa in mondovisione. Le stazioni saranno lungo il colonnato, attorno all’obelisco e infine lungo il percorso che conduce al sagrato della basilica di San Pietro. Due i gruppi dei portatori della croce. Ci saranno dei detenuti del carcere Due Palazzi di Padova e medici e infermieri del FAS. Medici e infermieri sono in prima linea nel servizio agli ammalati colpiti dalla pandemia. E tutti da casi potranno seguire con attenzione i riti perché il sito ufficiale del Vaticano ha messo per tempo a disposizione il libretto della Via Crucis.
Da quando è esplosa l’emergenza Coronavirus Papa Francesco ha fatto riferimento almeno due volte, ufficialmente, al problema del Covid-19 nelle carceri. Il 6 aprile 2020 ha dedicato la Messa al grave problema del sovraffollamento delle carceri affermando che “in epoca di pandemia, dove c’è sovraffollamento, si rischia che finisca in una calamità grave”; e all’Angelus del 29 marzo, quando si è soffermato in modo speciale su tutte le persone che patiscono la vulnerabilità dell’essere costretti a vivere in gruppo: case di riposo, caserme, ma in modo particolare le persone delle carceri. “Ho letto – aveva sottolineato – un appunto ufficiale delle Commissione dei Diritti Umani che parla del problema delle carceri sovraffollate, che potrebbero diventare una tragedia. Chiedo alle autorità di essere sensibili a questo grave problema e di prendere le misure necessarie per evitare tragedie future”.
Scegliendo di meditare la Via Crucis del Venerdì santo 2020 con i testi proposti dalla cappellania “Due Palazzi”, di Padova, Papa Francesco invita tutti noi a guardare i più poveri tra i poveri, ovvero i carcerati: la categoria della quale nessuno vuole parlare in questa emergenza Coronavirus. Quanti sono i personaggi grandi e piccoli che hanno esborsato somme di denaro, anche grosse, per gli ospedali dei quali tutti sentiamo parlare? Somme ingenti, somme giuste, somme doverose. Ma chi dà denaro per chi si contagia in carcere? Eppure basterebbe riflettere un attimo per comprendere di quale grande necessità stiamo parlando. Cosa avviene in un istituto di pena quando arriva l’influenza? Che la prendono immediatamente tutti. Celle da sei, a volte anche da sette, con promiscuità assoluta, impossibilità radicale di tutte quelle misure prudenziali cui il governo obbliga, giustamente, noi cittadini liberi.
I testi, raccolti dal cappellano don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario, sono stati scritti in prima persona, ma si è scelto di non mettere i nomi degli autori. In questo modo è più semplice far arrivare il messaggio che, quella di chi parla, non è il sentire di uno ma il sentire di tutti.
Oltre alle voci dei detenuti, ci sono le voci anche di chi, in un modo o nell’altro, è vicino ai detenuti: le famiglie dei carcerati, le famiglie delle vittime dei delitti commessi, i volontari, sacerdoti e laici, i magistrati di sorveglianza, gli agenti di polizia penitenziaria, un sacerdote prima accusato e poi assolto. La scelta di far scrivere la Via Crucis a tutti le componenti della vita carceraria e non solo ad una parte, quella dei detenuti per esempio, è decisiva. Un problema complesso come quello del carcere può essere affrontato e almeno in parte risolto, solo se esiste la buona volontà da parte di tutti: perché le soluzioni non arrivano mai estremizzando i punti di vista ma solo cercando di armonizzare le posizioni.
Con questo testo il detenuto può ascoltare le ragioni della vittima, la guardia carceraria le posizioni del detenuto, il magistrato di sorveglianza può conoscere il punto di vista di chi soffre in carcere: giustamente o magari, a volte, ricevendo poi l’assoluzione perché si rivela innocente.
Con questa Via Crucis, pregando per il mondo di coloro ai quali nessuno vuole pensare, la società civile può conoscere meglio il mondo della detenzione. Un mondo che, secondo la nostra Costituzione, è costruito non solo per evitare che chi ha fatto del male continui a ferire le persone libere, ma anche perché chi ha sbagliato si redima dopo aver pagato, e cambi.