Blog / Gal / Il Vangelo degli amici | 23 Marzo 2020

Martedì 24 marzo – Gal

Commento al Vangelo (Gv 5,1-16) del 24 marzo 2020, martedì della IV settimana di Quaresima, di Gal. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti, audio o scritti, a [email protected]

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

“Vuoi guarire?”chiede Gesù
La cosa che mi ha sempre colpito di questo Vangelo è che il cieco non risponde “Si!!! Lo voglio! “
È malato da 38 anni!
Si è abituato alla sua condizione? Spera in un guarigione ma forse una vita nuova, diversa, lo spaventa e gli toglie ogni certezza.
A volte anche io sono tentata di crogiolarmi nel mio dolore, nella tristezza, perché mi dà un ruolo sicuro, un rifugio.
Fare la vittima a volte è consolante, attira l’attenzione degli altri.
Eppure non sono chiamata a ciò
Se mi guardo dentro sento che sono chiamata ad altro, che desidero felicità bellezza, amore.
Se sono onesta sento che mi devo “tirare insieme”, metterci la mia parte e lasciare fare a Te
Risponderti con audacia e fede:
Si lo voglio, guariscimi, cambierò!