Articoli / Blog / Caro don Mauro ti scrivo | 22 Marzo 2020

Caro don Mauro ti scrivo – Mobbing sul lavoro per colpa del Coronavirus

Buongiorno,
comincia un’altro giorno di lavoro. Ho paura. Ma ho più paura delle sottili frasi: “chi non viene purtroppo rimarrà indietro” oppure “chi rimane deve lavorare il quadruplo perché altrimenti va a casa…”
Sono stanca, sono impaurita.
Tutte le sere alle 19 vedo la Messa del Papa su Tv2000, prego Dio perché mi infonda coraggio.
Lei Don Mauro come sta?
Un caro saluto
Susanna, Ferrara

Cara Susanna,
io sto bene anche se chiuso in casa come tutti. Anzi ho la fortuna di fare un po’ di sport ogni giorno perché il Centro Elis dove abito è dotato di grandi campi sportivi che mi consentono un po’ di movimento rimanendo entro i perimetri di “casa mia”.
Tra le tante mail che ricevo ho deciso di scegliere la tua perché tocca l’altra grande paura che il Coronavirus alimenta: non la morte per sé o per i propri cari, ma il lavoro. Il mobbing cui ti sottopongono in ufficio è immorale e ti prego, se ti è possibile farlo, rivolgiti a qualche sindacato perché ti difendano.
Voglio però farti una considerazione più a lungo a termine. Dopo questa emergenza mondiale molte cose cambieranno, molti modi di vedere la vita, e quindi anche il lavoro. Per esempio un medico mi scrive: “dopo questa pandemia la mia professionalità cambierà, non so se riuscirò a continuare a fare la ‘medicina del lusso, del niente’: dovrò rivedere tante cose…”.
I tuoi datori di lavoro di lavoro dovrebbero riflettere sul fatto che la loro attività potrebbe fallire e potrebbero essere loro stessi a trovarsi nel bisogno: per cui essere stati carenti della magnanimità di cui parla il Vangelo, potrebbe rivelarsi davvero un boomerang.