Caro don Mauro ti scrivo – Le misure anticoronavirus della CEI
Da quando ho iniziato il rapporto con Ora, un po’ mi mancava il dialogo con i lettori che avevo su Mio. Ecco quindi l’idea di prenderci questo spazio sul blog. P.S. Chiunque può scrivere a [email protected] e ricevere risposta sul blog. È importante che nella mail si espliciti il permesso di pubblicazione: è possibile usare pseudonimi o circostanze secondarie per custodire la privacy
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Caro Don Mauro,
dopo aver visto la Messa in streaming di papa Francesco mi vengono in mente, rapportando tutto al problema che viviamo oggi e in futuro, alcune precauzioni che si possono adottare nelle Messe per poterle svolgere, non dico in sicurezza ma almeno con più tranquillità, e che non limitano per niente, come: la distanza fisica che non vuole dire distanza vera, a parte qualche Messa domenicale nelle chiese in genere ci sono 4 persone; il darsi la mano a volte è insignificante, un saluto con un sorriso è sicuramente meglio, anzi spesso accade che il vicino magari persona buonissima, si è messo le mani sul naso e questo non è un piacere dargli la mano; la comunione sulla mano sostanzialmente non cambia nulla potrebbe essere anche una formalità, ma oltre questi accorgimenti non sarebbe il caso che anche il sacerdote adotti l’abitudine di mettere un fazzoletto o qualcosa di simile sulla patena per proteggere le ostie dalle goccioline di saliva che inevitabilmente cadono in esse quando: prima, dopo e durante la consacrazione?
Buon lavoro,
Mauro Mazzolini
Caro Mauro,
la tua mail di qualche giorno fa è stata superata dai fatti.
È di domenica 8 marzo la decisione di non celebrare pubblicamente la Messa e di ieri il decreto per cui le chiese, a Roma come in altre diocesi, devono rimanere chiuse. Venendo al merito, io credo che quasi sempre tutte le decisioni di governo, sia civile che ecclesiale, siano volte a determinare un comportamento concreto che di per sé è opinabile. Ma un governo serve proprio a questo: a dire, qui ed ora, dove andare: e a noi tocca obbedire e intervenire nella formazione della decisione con i mezzi leciti e previsti.
Pensa all’itinerario di un autobus. Quanti passeggeri vorrebbero che la fermata fosse un po’ prima o un po’ dopo, o che l’itinerario passasse di lì e non di qua? Ma alla fine bisogna decidere un modo e solo quello: e tutti devono stare alla decisione. Un caro saluto