Blog / Renato Pierri | 29 Gennaio 2020

Le Lettere di Renato Pierri – Il gesto di stizza del Papa non era legittima difesa

Il prete e scrittore Mauro Leonardi, riferendosi al gesto di stizza del Papa strattonato da una donna a Piazza San Pietro, aveva scritto sul numero 2 del settimanale Ora: «Eppure reagire con forza a chi usa la forza contro di noi è assolutamente lecito, anzi cristiano. Proprio Papa Francesco lo aveva spiegato il 15 gennaio 2015: “È vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno”».
E poiché gli avevo fatto osservare che il gesto del Papa assolutamente non può essere definito cristiano, mi ha risposto: “Reagire con una forza proporzionata e in modo proporzionato è cristiano, si chiama Legittima difesa”.
A mio parere il bravo sacerdote fa due errori. Il primo è di considerare il gesto del Papa e l’esempio che il Papa fece nel 2015, casi di legittima difesa. In realtà entrambi non rientrano nella scriminante della legittima difesa. La reazione ad un’ingiusta offesa, infatti, deve avere carattere di necessità e deve avere esclusivamente il fine di difendere da un pericolo se stessi, altre persone o i propri beni. Inoltre, ma questo è ovvio, la difesa deve essere sempre proporzionata all’offesa. Il Papa per liberarsi dalla stretta della donna non aveva la necessità di schiaffeggiare la sua mano. Non era l’unico mezzo possibile.
Riguardo al secondo errore, definire cristiana la legittima difesa, il discorso è un po’ più complesso. Bisogna distinguere, infatti, il mezzo dal fine. Il mezzo, cattivo, ad esempio l’omicidio, non può assolutamente essere definito cristiano. Il fine, buono, vale a dire la difesa dell’innocente, può essere definito cristiano. L’errore è definire cristiana la legittima difesa basandosi solo sul fine. La persona che ricorre al mezzo cattivo non ha colpa, poiché vi è costretta, ma il fatto che vi sia costretta non cambia la natura cattiva in sé dell’atto. Un omicidio resta un male, anche se compiuto a fin di bene. Piantare un coltello nel petto di una persona, anche nel caso di legittima difesa, resta un male, non si trasforma in bene. L’uomo, purtroppo, è costretto talvolta a compiere il male.
Renato Pierri