Convegno giornalisti cattolici – Prete e influencer: un ossimoro?

Come annunciato, ieri, mercoledì 30 ottobre, sono intervenuto al convegno UCSI che si è tenuto a Bologna. Il titolo dell’incontro è stato “L’UCSI tra passato e presente della comunicazione”. Di seguito la registrazione del mio intervento e il testo dell’introduzione di Guido Mocellin che ha  moderato me e Luigi Rancilio per la seconda parte del convegno

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In questa seconda parte parleremo di influencer e, ammesso che esistano, di influencer cattolici. Questa parola è ormai sulla bocca di tutti e non passa giorno che, magari interpretandola estensivamente, qualche collega non ne scriva o ne parli sulle maggiori testate. Il presidente Matteo Billi, che non perde un colpo, solo negli ultimi giorni mi ha segnalato un articolo sul Sole 24ore a proposito dell’utilizzo di Gesù Cristo per vendere un particolare modello di Nike e uno su Repubblica sulla classifica, stilata da Forbes, delle 50 pagine di Facebook col maggior impatto sulla vita e sui comportamenti degli italiani.

E allora tanto vale cominciare andando a leggere sul vocabolario Treccani online la definizione di influencer: «Personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing». Ascoltando questa definizione la prima persona che ti viene in mente è Chiara Ferragni: qualcuno i cui pochi riferimenti pubblici alla fede sono o negativi (come per la decisione di non battezzare il figlio), o dissacranti (come nelle immagini in cui è ritratta come la santa patrona degli influencer), o involontari (come quelli dei cronisti che, abbagliati dal matrimonio-evento, l’hanno descritta «all’arrivo in chiesa»).

Aggiungo subito che, seguendo questa associazione di idee, abbiamo inserito nella locandina di questo convegno l’immagine di un murales comparso un anno fa a Milano, che ritraeva appunto la Ferragni come una Madonna giottesca, sapendo che il suo autore, l’artista di strada Tv Boy, intendeva in tal modo «far riflettere sull’idolatria e il culto alle icone dello spettacolo nella nostra società contemporanea». Ma è stata una decisione molto sofferta, all’interno del nostro Direttivo, proprio per la legittima preoccupazione che non si percepisse, a colpo d’occhio, l’ironia di un’immagine che allo sguardo credente può apparire balsfema. Luigi Rancilio, su Avvenire, tiene una rubrica, «Vite digitali», che rappresenta uno dei più seri osservatori che si possono trovare sui media mainstream  intorno a questi temi. A lui abbiamo chiesto di aiutarci a capire come maneggiare, in particolare da giornalisti, queste nuove figure di comunicatori senza restare soggiogati dal loro successo.

Proprio Rancilio, sempre un anno fa, ha parlato su Avvenire di una ricerca su «La fede dei giovani e i loro influencer sui social network», promossa da Aleteia. Vi risultava che tra gli influencer dei giovani digitali interessati alla religione il primo è papa Francesco, il secondo Paulo Coelho e il terzo il Dalai Lama. È evidente che per accedere a questa classifica bisogna spogliare la definizione di influencer dal riferimento al consumo di beni, che invece vi riveste un ruolo centrale, a meno di non estendere tale riferimento ai beni spirituali, e di conseguenza occorre sostituire al concetto di «consumo» quello di «godimento». E bisogna anche prescindere dal fatto che un influencer è un soggetto la cui popolarità si diffonde a partire dalla sua attività in Rete (come blogger e/o youtuber e come titolare di account sui social network) e non semplicemente attraverso la Rete.

Avendo così circoscritto il ruolo e lo spazio del possibile influencer cattolico, ci è sembrato che un suo ottimo interprete fosse don Mauro Leonardi. Sacerdote, scrittore e blogger, l’abbiamo definito sulla locandina, e naturalmente ci siamo persi qualcosa. Ci spiegherà lui «le gioie e le speranza, le tristezze e le angosce» (non a caso cito il documento del Concilio sulla Chiesa nel mondo contemporaneo) del suo blog Come Gesù, delle sue pagine sui social network e delle sue numerose collaborazioni con vari media, sia tradizionali, sia digitali.

Concludo ricordando che sul nostro argomento anche il papa ha detto qualcosa, e qualcosa di non trascurabile: durante l’ultima Giornata mondiale della gioventù, a Panama, ha individuato in Maria di Nazaret l’influencer alla quale affidarsi per orientare i propri comportamenti e le proprie scelte. Allontanandosi così del tutto non solo dall’origine del termine, ma anche dal suo contesto: «Senza dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, lei non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia». Se ci sarà tempo, dopo i loro interventi e le vostre domande, proporrò a Luigi Rancilio e a don Mauro Leonardi, che ringrazio sin d’ora per essere qui con noi, la mia idea di un influencer cattolico che prendesse Maria di Nazaret a modello.

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Per prima cosa – e questo lo dice esplicitamente papa Francesco – un influencer cattolico è uno, o una, che, stando online, dice sì a Dio e alle sue promesse. Ha udito una chiamata ed è partito per l’ambiente digitale nella prospettiva di rispondere, anche (ma non solo) in questo modo, a quella chiamata. In secondo luogo è una, o uno che custodisce, «meditandole nel suo cuore», le «cose» dello Spirito che vive: il che parrebbe in contraddizione con la dimensione pubblica dell’influencer, ma non lo è, se diventa criterio di selezione delle parole e delle immagini che vengono postate. Infine è una persona che ci dice di fare quel che dice Gesù; ovvero riesce a tenere la parola di Dio come riferimento diretto dei contenuti che propone o dei giudizi che offre sui contenuti altrui. In sintesi: è chi si lascia utilizzare in Rete «nell’ambito delle strategie di comunicazione» del Signore. Ci sarà qualche figura che, in questo, eccelle. Ma ognuno di noi, anche se i suoi fan su Facebook si contano a decine e non a milioni, può fare la sua parte.