Se “mi” racconto mi conosci – Il piccolo Ascanio dopo 13 anestesie batte il suo male

Ascanio ha dovuto affrontare un tumore, 13 anestesie, 43 sedute di chemioterapia e due interventi chirurgici. Le cure, iniziate nel febbraio del 2011 sono finite ad aprile del 2017 e oggi il piccolo sta bene: il primo marzo compierà 10 anni, va regolarmente a scuola, pratica nuoto e arti marziali.

«La nostra è una storia a lieto fine, di buona sanità italiana e quando la nostra vita fu stravolta in un solo giorno dalla notizia che nostro figlio aveva il cancro non avremmo potuto augurarci di meglio rispetto a ciò che abbiamo oggi», raccontano papà Valerio e mamma Laura, che hanno deciso di sostenere Fondazione Umberto Veronesi e raccontare la loro storia perché «se non fosse stato per gli ottimi medici e per la ricerca scientifica – dicono – nostro figlio sarebbe morto».

Ascanio non aveva ancora due anni quando i medici gli hanno diagnosticato un nefroblastoma di Wilms, un cancro molto raro. Aveva il pancino molto gonfio e, come spesso accade a quell’età, i genitori pensavano a una comune colite. I controlli dal pediatra non avevano evidenziato nulla di strano, ma un pomeriggio nonno Giovanni si è insospettito: «Era il febbraio del 2011 – racconta oggi Valerio, 40enne web designer romano – Mio padre stava giocando sul divano con Ascanio e si è accorto che la pancia non era soltanto gonfia e dura. C’era anche una massa palpabile. La mattina successiva siamo andati a fare un’ecografia e quello stesso pomeriggio era già stato ricoverato in oncologia pediatrica. Diremo sempre grazie alla competenza e professionalità dello staff del policlinico Umberto I di Roma che ha salvato la vita al nostro bimbo».

Insospettiti dall’ecografia, infatti, i medici hanno fatto tutti gli accertamenti necessari, che purtroppo hanno messo in luce una situazione per nulla semplice: la massa tastabile al rene destro era lunga nove centimetri. E, peggio ancora, entrambi i reni erano colpiti dal tumore, con 16 masse totali, 6 a destra e 10 a sinistra. In una settimana la diagnosi era completa: nefroblastoma di Wilms bilaterale e multicentrico, una rarità nella rarità. «La tempestività del personale dell’Umberto I – continua papà Valerio – è stata determinante: ancora pochi mesi e il tumore si sarebbe “mangiato” completamente i reni.

Loro invece, oltre a guarire Ascanio, gli hanno preservato gli organi. Sono stati necessari due interventi, effettuati da Denis Cozzi, direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia pediatrica della struttura romana, ma oggi a nostro figlio resta metà del rene destro e il 20 per cento di quello sinistro, entrambi ben funzionanti: quanto basta per non dover fare dialisi e vivere una vita uguale a quella dei suoi coetanei. Inoltre, essendo un policlinico universitario, dove si fanno sia cura che ricerca, per quanto riguarda i farmaci chemioterapici abbiamo potuto seguire un protocollo sperimentale di collaborazione italo-tedesca-americana».

Ora Ascanio frequenta la quarta elementare, pratica nuoto e jiu-jitsu brasiliano(un’arte marziale) e può mangiare di tutto, deve solo preoccuparsi di bere più acqua degli altri bambini. Sa di aver avuto “le ranocchie nella pancia” e che andavano tolte: spiega così la sua cicatrice ai compagni. «Era talmente piccolo che abbiamo trasformato tutto in una sorta di gioco. Proprio come fa Benigni nel film La vita è bella», conclude Valerio. Per fare in modo che la sua vicenda sia quella di tanti altri bambini colpiti da un tumore, Fondazione Umberto Veronesi ha lanciato Gold for Kids, un progetto ideato per sostenere le cure migliori e promuovere l’informazione sull’oncologia pediatrica.

 

Tratto da Corriere della Sera – Buone Notizie