Blog / Renato Pierri | 18 Settembre 2019

Le Lettere di Renato Pierri – Ariana Grande e il linguaggio da bettola di Fabio Volo

La notizia: «Non è possibile sia legale che una cantante si metta a quattro zampe, vestita da mig*otta e muova il c*lo dicendo: l’ho visto, mi piace, lo voglio, ce l’ho/lo prendo”. Fabio Volo non ha usato mezzi termini nel criticare pubblicamente le pose e il look che la cantante Ariana Grande sfoggia nel video musicale 7 rings. Il commento dell’artista ha fatto scandalo sul web e molti l’hanno accusato di sessismo e misoginia» (Tgcom24 del 16 settembre).

Notizia da accostare ad un’altra di un paio d’anni fa: «L’arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri. Il porporato, che lascerà il suo incarico tra pochi giorni, ha composto una riflessione per un portale cattolico, La Nuova Bussola Quotidiana. In questo scritto monsignor Negri riesce a definire insensate le vite delle vittime, bambini e adolescenti presenti al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena dove il terrorista Salman Abedi ha detonato un ordigno esplosivo che portava con sé» Giornalettismo 25 maggio 2017).

Sconcertanti allora le parole dell’arcivescovo. Sconcertanti oggi le parole di Fabio Volo. Sessisti e misogini entrambi. La differenza? Il linguaggio. Dell’uomo colto, quello del prelato, da bettola quello di Fabio Volo. Volgare, offensivo, di un’avvilente miseria. Fa diventare la cantante un animale attribuendole zampe al posto delle gambe e delle braccia. Voleva dire che la cantante nel video cammina carponi. E poi snocciola una serie di epiteti uno più volgare dell’altro. Il video della cantante lo ha scandalizzato. Qualcuno però gli ha ricordato che anni fa si spogliò completamente mentre intervistava Alessia Marcuzzi.

Di una cosa sono contento: di aver letto sì e no una decina di righe dei libri di Fabio Volo. Uno che si esprime in quel modo nei riguardi di una giovane donna, che cosa mai può scrivere di bello?

Renato Pierri