La Stampa – Bimbo senza pezzo di esofago operato all’Infantile: ora ha potuto mangiare la torta di compleanno

Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo, introducendolo così:

Tutto ciò che per noi “normali” è scontato, acquisito, vantato come diritto, per altri è fatica, dolore, conquista. Non ci penso e non ci pensiamo mai quando viviamo  una quotidianità data per certa. Per nascita, per educazione, per stare al mondo senza valutare il dono di esserci. Poi ci imbattiamo in storie di vita e quel piccolo pezzo di torta, che magari lasciamo nel piatto, ci apre a un oltre che lascia senza parole. Un insegnamento di vita un bimbo che gusta la vita. Grazie all’eccellenza italiana che ci ha creduto e ai tanti che hanno reso possibile un futuro diverso.
 

ALESSANDRIA. Ha dovuto aspettare di compiere tre anni per scoprire com’è il gusto della torta. La sua prima torta di compleanno Juan Diego Gonzalez, nato in Colombia il 10 settembre 2016, l’ha assaggiata ieri nella family room dell’Ospedaletto infantile di Alessandria: c’era lui, piccolino, re dei festeggiamenti, e c’erano loro, medici e infermieri della Chirurgia pediatrica e di altri reparti anche del Civile, zii ad honorem. Quello che ha festeggiato ieri Juan Diego è davvero il primo compleanno che dà gusto alla vita.

Ai genitori Jason Gonzalez e Alix Castillo i medici l’avevano detto subito dopo il parto che il loro bambino aveva una malformazione gravissima: gli mancava un pezzo di esofago. «Non poteva mangiare per bocca» spiega la mamma. Per nutrirlo, gli era stata applicata una sonda nel pancino.

«A Bogotà – spiega la donna -, tra interventi importanti e meno pesanti è entrato in sala chirurgica ventidue volte». E non si è risolto nulla. «A novembre la dottoressa ci ha detto “Non so più che cosa fare”». Ultima speranza: «Ci siamo buttati su internet». Alix Castillo muove le dita mimando i movimenti su un’immaginaria tastiera. «Abbiamo trovato un’associazione che si chiama Atresia Esofagea». Da quel momento ha cominciato a delinearsi il perimetro di quello che poi i medici della Chirurgia pediatrica hanno definito «un piccolo miracolo». Piccolo perché è stato compiuto su un paziente piccino, ma l’impresa chirurgica è stata grande, sia per le difficoltà della malformazione congenita sia per le complicazioni dovute ai numerosi interventi precedenti.

«L’associazione ci ha messo in contatto con il primario di Alessandria Alessio Pini Prato: la prima email a febbraio». E’ ripartita la speranza che pochi mesi prima sembrava naufragare. «A marzo il chirurgo ci ha scritto: “Lo operiamo”». Meraviglioso. Ma con quali soldi? Bisognava pagare il volo aereo, le cure in ospedale, la permanenza in Italia dei genitori. «Non abbiamo soldi», ha scritto la donna nell’email. C’era una risposta anche a quello: l’associazione Ana Moise, con la Flying Angels e la Fondazione Ronald McDonald hanno risolto tutti i problemi logistici.

«Siamo arrivati in Italia l’8 luglio» prosegue il racconto. Il padre si è licenziato, la madre ha lasciato l’occupazione da impiegata in un’azienda: era importante essere qui tutti e tre uniti. Il 19 luglio Juan Diego è entrato in sala operatoria: «Dieci ore di intervento» scandisce Alix Castillo. «Quando il chirurgo è uscito era felice. E anche noi, tanto felici: l’intervento è andato benissimo». Poi il piccolo è stato trasferito in Rianimazione e, poco alla volta, cominciando con l’acquagel, ha imparato a mangiare: «Gli piace molto il gelato». E ieri ha assaggiato la torta di cioccolato dopo aver spento la candelina che sormontava un grande numero 3. Ultimo giorno della famiglia Gonzalez in Italia: oggi riparte da Malpensa per tornare a Bogotà. «Rifaremo un’altra festa là con i nonni, gli zii, siamo in tanti».

All’Infantile, «dove rimarrà per sempre un pezzo del nostro corazòn», nella family room si è fatto festa con uomini e donne in camice bianco che al «piccolo Gonzalez» non fanno paura. Sulla candelina accesa ha soffiato forte, una, due, tante volte: ha spazzato via il male. E aveva tanta voglia di ridere.