Blog / Libri recensiti dal blog | 10 Agosto 2019

Alberto Gil – L’arte di comunicare davvero se stessi, Prefazione

Alberlto Gil, oltre ad essere un caro amico, è titolare di cattedra di Traduttologia in Lingue Romanze presso l’Università del Sarre (Universitaet des Saarlandes) in Germania e professore di retorica nel programma per i dottorandi (Gradus) della stessa università. Ho avuto l’onore di scrivere la prefazione a questo suo libro, piccolo ma prezioso, che consiglio vivamente a tutti. Può essere davvero una lettura fantastica per l’estate e le vacanze

Oggi, dire a qualcuno di essere “retorico” significa insultarlo perché vuol dire accusarlo di essere ricercato, costruito, ridondante: il contrario, cioè, di quanto ci interessa. Che quasi sempre è: essere immediati, autentici, sinceri, spontanei. Alberto Gil, con questo sul libro e con tanti anni di professione, raccoglie la sfida per dimostrare l’esatto contrario: per lui, “essere retorici” non significa essere artefatti e costruiti, ma significa essere se stessi. Ma – e questo “ma” è davvero importante – essere davvero se stessi, essere se stessi quando si comunica, richiede una grande tecnica, una grande professionalità. Come avviene per ogni musicista, non basta avere l’intuizione di un accordo, di qualche nota, di un motivo: c’è bisogno di tanto impegno e di tanta costanza per far sì che quel motivo arrivi semplice e pieno, sviluppato e armonioso, all’orecchio di chi ascolta.
Oggi come oggi è praticamente impossibile cercare di comunicare qualcosa di profondo in modo popolare, se non si accetta di passare attraverso le forche caudine dei social, e, più in generale, del web. Quando accettai quella sfida mi accorsi fin da subito che comunicare è creare comunione. Lo scrissi in una relazione che tenni in un Seminario della Pontificia Facoltà di Comunicazione della Santa Croce il 17 aprile 2012. La comunicazione funziona se le persone si rendono conto che ciò che dici è sentito. La gente non ascolta le parole che dici ma quello che senti. Per questo gran parte del segreto del comunicare – cioè della retta retorica – sta nell’attenzione previa che si mette nell’ascoltare: e, quasi sempre, attenzione significa investire tempo. Solo se prima ascolto e sento, poi, posso parlare, cioè dire quello che sento. Che, a quel punto, contiene anche chi aveva dialogato con me prima: solo così si sente a propria volta ed è possibile che poi parta il dialogo. Perché l’efficacia della parola è nella comunione che si stabilisce: la comunicazione è comunione.
Quando si pensa alla comunicazione, alla retorica, si pensa ad una serie di tecniche spesso piene di termini astrusi e invece Alberto Gil insegna che studiare retorica serve per imparare ad essere semplici e questo è importantissimo. Quando cominciai a mettermi sul web mi accorsi subito che se avevo deciso di aprire una finestrella, anche solo millimetrica, sulla mia vita era assolutamente necessario che quel millimetro fosse vero, fosse proprio il mio. A dispetto di quanto si dice e si legge sulle fake news il miracolo che accade ogni istante sul web, e quindi nella comunicazione “retorica”, è che la gente capisce subito se bleffi o fai sul serio: per questo, ormai la priorità principale dei grandi social è trovare dei modi per ridurre al minimo la circolazione delle fake news, che altro non sono se non le falsità, le menzogne. Anche quando si parla dell’argomento più astratto, se si vuole uscire dalla ristretta cerchia degli esperti, il vero motivo per cui la gente ascolta è che vuole sapere come vive chi parla, come fa quando si innamora, cosa accade quando non ne può più delle persone che vivono con lei, lui, o quando è felice. La ragione per cui l’ira e l’insulto, su internet, bucano lo schermo dell’iphone più di tutto il resto è perché, quando si è arrabbiati, si è inesorabilmente sinceri.
Lo sforzo che Alberto Gil ha fatto con queste dieci lettere “esemplari” è quello di mettersi in gioco per insegnare, quando si parla, non “a vincere” ma ad essere se stessi: ecco la vera retorica. Ha, cioè, cercato di trasmettere quanto è egli stesso: un uomo che non concepisce, nella sua vita come nella sua professione, altra comunicazione che non sia quella della comunione. In pratica ha anticipato quanto Papa Francesco aveva scritto nella sua ultima esortazione apostolica: “per accompagnare gli altri in questo cammino, è necessario anzitutto che tu sia ben esercitato a percorrerlo in prima persona” (Christus Vivit n. 298).
Mi vengono in mente i discepoli di Emmaus che, camminando, parlano tra loro di Gesù (cfr Lc 24, 13-35). Si confrontano, si comunicano la loro delusione da amici. Parlano tra loro di Gesù ma da nulla si evince che uno di loro abbia una particolare autorità rispetto all’altro. Si comportano come si comportano gli amici. E proprio grazie a questo confidarsi reciproco e amicale appare loro Gesù, che non si mette in cattedra ma parlo loro rimanendo sullo stesso loro livello.
Alberto Gil, esperto di retorica, in questo libro smette i panni dell’esperto e indossa quelli dell’amico, della persona qualunque. E così anche la persona qualunque smette di credere di essere insignificante e scopre di avere la stessa dignità dell’esperto.

Roma, 29 aprile 2019 – Santa Caterina da Siena