Le Lettere di Maddalena – Si può davvero essere contemplativi in mezzo al mondo?
Ma si può essere davvero contemplativi in mezzo al mondo, come diceva San Josemaría?
E’ interessante cara amica, la domanda che mi hai fatto.
Una domanda legittima, che può sorgere spontanea mentre stiri la camicia che tuo figlio domattina metterà per essere in ordine nella sua esperienza di “alternanza scuola-lavoro”. Peccato che ci siano quasi quaranta gradi, e non sai bene se identificarti col vapore che trasuda dall’asfalto del balcone o con quello del ferro da stiro.
E’ una grande domanda, soprattutto se me la poni tu, che mi dici che non credi.
Mi stai chiedendo come possa essere possibile, questo. Come si può? Cosa può “far scattare” la contemplazione? Come può “contemplare” una persona normale che ha i minuti contati, che lavora tutto il giorno in mezzo a squali affamati che pensano solo alla carriera? O anche solo una madre che non riesce a stare dietro a tutto quello che dovrebbe fare, perché le manca sempre un pezzo? O chi ha il mutuo da pagare e non sa come pagare la retta scolastica del figlio?
Contemplare è un modo di pregare. Un mettersi faccia a faccia. Un intessere una relazione personale con Dio.
E’ la prima risposta che mi viene da darti.
Ti vedo, che sorridi, e conosco anche le battute che fai…
Tempo fa, lo sai bene, perché già mi conoscevi, le facevo anche io. Quel sorrisetto sardonico che non mi mollava, anche quando cercavo di mascherarlo. “Si, figuriamoci. Mi metto a pregare così, come quando ero bambina, e vuoi che ci sia davvero Qualcuno che mi ascolta? Non credo proprio”.
Sai, ho capito da un po’ che ci sono modi diversi di intendere la fede, amica mia. C’è chi la vede come un insieme di regole da rispettare e basta. E poi. Poi c’è chi invece, semplicemente intesse una relazione sempre più grande, sempre più profonda con una Persona Viva. Viva vuol dire viva. Anima e corpo (Risorto, si), Divino e umano insieme. Anche umano. Anche carne. Che vuol dire respiro e lacrime. Che vuol dire gioia e risate e sorrisi. Che vuol dire sguardo e carezza. Una persona Viva. Che ama. Che è amore infinito.
Leggevo da qualche parte un prezioso libricino di un autore domenicano che osava dire che Dio ci ha provato inizialmente, a farsi vivo, a rivelarsi coi patriarchi, i profeti, gli angeli, gli eventi e la storia di un popolo. Ma poi aggiungeva che l’amore non può essere considerato astrattamente. Parlava di “indizi di amore”. “Era necessario che Dio si facesse uomo perché l’uomo diventasse Dio; infatti ci vuole uguaglianza di natura perché amore si possa intendere e condividere”.
Credo serva una “tensione di cuore”, amica mia. Un tendere le braccia verso chi ti capisce perché è anche uomo come te (oltre che Dio). E che soprattutto ti ama.
Il punto è che il Signore te lo porti con te. Ovunque. E’ sempre con te. Anche quando sei al telefono con quella persona che ti sta facendo perdere un sacco di tempo, ma che sai che ti vuole bene.
Che se no davvero diventa una esecuzione fredda di regole.
C’è un bisogno del cuore che va oltre, che non si ferma. Lo sai.
E ci sono momenti in cui ognuno fa una esperienza di eternità. In cui ci si imbatte in una bellezza che non può, non può essere di quaggiù. Ci sono veli che si squarciano anche solo per un attimo: ci sono lacrime di commozione segreta, solo per l’incontro con pezzi di cuore altrui che ti si rivelano per poi nascondersi di nuovo.
Ci sono momenti in cui una parte di verità …la capisci per la prima volta, che il cuore ti scoppia e non ti rendi neanche conto del perché. Perché intuisci un Amore più grande, che va oltre i confini, che se anche fatichi a definire ti toglie finalmente l’inquietudine che hai.
Credo che la contemplazione parta da qui, per poi dipanarsi in un crescendo di un’amicizia che passa attraverso i Sacramenti (la strada maestra, un privilegiato luogo di incontro, anche col Corpo Suo, come nell’Eucarestia, dove non c’è Amore più grande) e la normalità più semplice.
Che per Lui tutto è bello di te. Anche quello che sembra più banale. Non so dove sentivo queste parole: la vita più ripetitiva, senza grandi eventi e travolgimenti, è meravigliosa e unica agli occhi di Dio, perché ci sei tu, che Lui ama follemente.
E forse dalla preghiera, la più semplice, quella che sgorga dal cuore, si può cominciare.
Maddalena Fabbri è nata a Milano, il 5 settembre 1971. È sposata e ha tre figli. Laureata in giurisprudenza, ha svolto la pratica professionale per poco tempo. Ha preferito iscriversi all’albo delle “mamme”. Vive a Milano.